San Benedetto, 'Due minuti a mezzanotte'. Il nuovo libro di Mario Di Vito

Dopo 'Il male minore', è arrivato il nuovo capitolo della saga noir ambientata a San Benedetto del Tronto

L'autore: Mario Di Vito

L'autore: Mario Di Vito

San Benedetto, 13 dicembre 2018 - «Qualche assassinio, senza pretese, lo abbiamo anche noi in paese», cantava così Fabrizio De André in una nota ballata, ripresa in una battuta anche dal giornalista e scrittore Mario Di Vito (collaboratore del Carlino), che ha da poco pubblicato per le edizioni Fila 37 il suo secondo romanzo noir, significativamente intitolato 'Due minuti a mezzanotte' e ambientato proprio nella nostra provincia. Come nel primo romanzo del 2016, 'Il male minore', è ancora una volta San Benedetto del Tronto il fulcro attorno a cui ruotano le vite degli eccentrici personaggi partoriti dall'autore. Il protagonista è sempre lui, l'insolito ispettore Santacaterina, poliziotto per caso ed ex spacciatore costretto a muoversi a fatica in un modo che sembra non appartenergli, ma che alla fine lo travolge e lo assorbe, tra casi di omicidio in apparenza irrisolvibili e incontri che, in un modo o nell'altro, sono destinati a cambiargli la vita. In questa seconda puntata, l'ispettore si trova ad affrontare una realtà crudelissima, segnata dai demoni del razzismo e del terrorismo. Tutto inizia con il ritrovamento di un cadavere, quello di un giovane neofascista a cui è stata tagliata la gola di fronte a un centro di preghiera islamico. Il caso suscita immediatamente una fragorosa eco mediatica, con le annesse tensioni sociali e politiche. E la storia arriverà a toccare persino i confini della Siria, in un continuo gioco di colpi di scena, inganni e rivelazioni improvvise. Un poliziotto per sbaglio: come nasce il personaggio di Santacaterina? «La nascita di un personaggio è sempre un processo misterioso, a un certo punto l’idea viene e poi vive di vita propria. Santacaterina è un ex spacciatore diventato poliziotto per evitare il carcere e mi piaceva pensare a questo carattere riluttante nell’affrontare questioni, il suo metodo è sparare nel mucchio e sperare nella botta di fortuna». Che legami ci sono tra il primo romanzo, 'Il male minore' e 'due minuti a mezzanotte'? «Due minuti a mezzanotte è il seguito del Male minore, ma si legge bene anche senza conoscere il primo romanzo. Diciamo che è una nuova storia con protagonista Santacaterina». Come mai questo titolo? «La citazione viene dalla canzone 2 minutes to midnight degli Iron Maiden. Dopo la Seconda guerra mondiale un gruppo di scienziati inventò l’orologio dell’apocalisse, con la mezzanotte che sta a indicare la fine del mondo. Nel romanzo questa fine riguarda soprattutto i personaggi che lo popolano». Nel romanzo, ci sono evidenti riferimenti a fatti di politica attuali, quale messaggio ha voluto lanciare? «Il messaggio, se c’è, lo deve trovare il lettore. Poi, insomma, credo che il noir sia un genere con cui si può raccontare bene la realtà. Nella storia ci sono terroristi islamici, neofascisti, leader di partiti di estrema destra… In fondo sono tra i principali attori che affollano il palcoscenico della cronaca da qualche anno a questa parte». In questo nuovo capitolo della saga emerge anche un aspetto che supera i confini nazionali. Come mai ha deciso di tirare in ballo proprio la Siria? «Il romanzo l’ho scritto nel 2016, quando della guerra in Siria ancora se ne parlava piuttosto diffusamente, anche perché da lì venivano diversi rifugiati e richiedenti asilo. La parte siriana serve a chiarire bene alcuni aspetti di un paio di personaggi. Poi è fiction, quindi ci sono delle imprecisioni storiche e politiche, ma penso che nei romanzi la cosa più importante sia la storia che si vuole raccontare, non la realtà dei fatti». Perché ha scelto di ambientare i tuoi romanzi in provincia? «Qui la risposta è semplice: perché io in provincia ci vivo». È una provincia che sembra assurgere a capitale, visti i fatti salienti che accadono… «In realtà a scorrere le cronache degli ultimi anni ci si può rendere conto che in provincia accadono molte cose. Poi, cantava il poeta, ‘non tutti nella Capitale sbocciano i fiori del male’». Il romanzo sembra tratteggiare una linea sottile tra odio e amore nei confronti di due categorie: i giornalisti e i poliziotti. Che ruolo hanno nella fiction e come li vede nella realtà? «Ci sono buoni giornalisti e cattivi giornalisti, così come buoni poliziotti e cattivi poliziotti. Il problema è che un buon giornalista, o un buon poliziotto, da solo può poco, mentre un cattivo giornalista, o un cattivo poliziotto, da solo può fare anche un disastro». Santacaterina ha ancora un futuro davanti a sé?  «Ci sarà un terzo capitolo, l’uscita è prevista tra un anno e mezzo almeno».

Quale crede che sia il potere della letteratura al giorno d'oggi? E quale quello del giornalismo? «Domanda difficilissima, da cronista posso dire che spesso c’è molta più verità in un romanzo che in un giornale. Sul potere non saprei dire, è una cosa che vedo molto distante sia dagli scrittori sia dai giornalisti, e il cui ruolo sarebbe quello di dubitare sempre e comunque di ogni potere».