MATTEO PORFIRI
Economia

Fabio, operaio da 31 anni: “Ho avuto anche mio figlio licenziato dalla Pfizer”

Capolongo lavora da sempre nello stabilimento di Comunanza, ora per la Beko. E ne ha vista passare di acqua sotto i ponti: “Se si vuole puntare su questa fabbrica è doveroso investire”

Beko: protesta e Fabio al lavoro in ditta

Beko: protesta e Fabio al lavoro in ditta

Ascoli, 13 febbraio 2025 – La data da segnare in rosso, sul calendario, è quella del prossimo 24 febbraio. Quel giorno, con il nuovo tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, gli operai della Beko di Comunanza avranno sicuramente più certezze sul proprio futuro. Dopo gli ultimi spiragli più che positivi, visto che i posti degli oltre 300 lavoratori dello stabilimento piceno non sembrano più essere a rischio al contrario di quanto annunciato dalla multinazionale a novembre.

Allora infatti si pronosticò la chiusura della fabbrica di Villa Pera alla fine del 2025, ma dopo gli ultimi incontri proprio al dicastero del lavoro, i dipendenti attendono ulteriori novità.

La sensazione nello stabilimento, tra i diretti interessati, comunque, è che il peggio sia passato, come conferma anche Fabio Capolongo, operaio a Comunanza da ben 31 anni.

Proteste contro la chiusura dello stabilimento Beko di Comunanz
Proteste contro la chiusura dello stabilimento Beko di Comunanza

Capolongo, che atmosfera si respira dopo l’ultimo incontro avvenuto a Roma lunedì?

“C’è un cauto ottimismo, diciamo così. Personalmente credo che la battaglia non sia ancora vinta, ma siamo a buon punto. Almeno è stato superato il varco più temuto, quello relativo all’ipotesi di chiusura dello stabilimento. Si è aperto un dialogo tra le parti e l’esperienza mi insegna che finchè si discute significa che si va avanti. Ora bisogna però raggiugere l’obiettivo”.

Qual è il suo auspicio e quello dei suoi colleghi?

“Mi auguro che il nuovo piano industriale che la Beko presenterà il prossimo 24 febbraio preveda anche investimenti. Altrimenti si tornerebbe a parlare degli stessi problemi nel giro di qualche anno e si allungherebbe soltanto l’agonia. Invece, se davvero si vuole puntare su questa fabbrica è doveroso investire e dare un futuro a tutti quei giovani che lavorano con me. Non parlo, appunto, per chi potrà usufruire dei prepensionamenti, che comunque chiuderà qui la propria carriera da lavoratore, ma per i tanti ragazzi che hanno contratti a termine e che, soprattutto nell’ultimo biennio, hanno contribuito a mantenere attivo lo stabilimento. Ciò che chiediamo, tutti, è un piano di rilancio”.

Ci dica la verità, ha avuto paura di perdere il posto?

“Un po’ di timore l’abbiamo provato, ciò è innegabile. Tra l’altro, ho un figlio di 24 anni che poco tempo fa è stato mandato via dalla Pfizer. L’emergenza occupazionale, sul territorio, è evidente. Alla Beko di Comunanza dal 2009 viviamo una situazione particolare, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà. Ma stavolta siamo stati messi veramente in discussione e sì, abbiamo avuto paura”.

Di chi è il merito se è stata scongiurata la chiusura?

“C’è stata una grande compattezza tra tutti i lavoratori, i sindacati e anche i nostri rappresentanti politici. Questo spirito di squadra ci porterà a raggiungere il nostro obiettivo di rilanciare ulteriormente lo stabilimento di Villa Pera. Ne sono certo”.