VITTORIO BELLAGAMBA
Economia

Piceno, piccole imprese in crisi: “Rincari e speculazione da frenare”

ll perdurare di una situazione difficile per l’economia sta facendo cambiare radicalmente il sistema delle aziende di Ascoli. “Eppure i segnali positivi non mancano, specie dall’export”

Un operaio e, nel riquadro, il direttore della Cna della provincia di Ascoli Francesco Balloni

Un operaio e, nel riquadro, il direttore della Cna della provincia di Ascoli Francesco Balloni

Ascoli, 9 febbraio 2025 – La permacrisi, ovvero il perdurare di una situazione difficile per l’economia caratterizzata da un lungo periodo contrassegnato da molte crisi generate da vari fattori sta facendo cambiare radicalmente il sistema delle imprese nel Piceno. La resilienza che ha da sempre contrassegnato la voglia di fare e soprattutto la capacità di reagire alle avversità si sta affievolendo tra gli imprenditori alle prese dal 2008 quando iniziò la crisi finanziaria mondiale, seguita dalla pandemia e proseguita con le guerre che continuano a delineare un presenta incerto ed un futuro pieno di nubi. Il direttore della Cna della provincia di Ascoli Francesco Balloni analizza proprio quanto è avvenuto negli ultimi anni: “Già in queste prime settimane dell’anno, le imprese del territorio hanno dovuto fare i conti con una serie di preoccupanti rincari in bolletta per luce e gas. Certo, siamo ancora distanti dai vertiginosi aumenti di 3 anni fa, ma è necessario intervenire tempestivamente per frenare la speculazione, riportare le tariffe a livelli sostenibili per le piccole aziende e restituire stabilità in un clima di incertezza generale”.

La conformazione del sistema economico è molto cambiato?

“Dal 2022 in poi, infatti, il numero di imprese attive in provincia ha subito una diminuzione costante, con 18.671 attività registrate a fine 2024. Nel 2018 erano 21.088. Sono numeri indubbiamente preoccupanti. Eppure i segnali positivi non mancano, specie dall’export, dove il Piceno, al netto farmaceutico, negli ultimi mesi ha fatto registrare una forte crescita a fronte di un dato regionale negativo”.

Quali sono le azioni che ritenete necessarie per invertire la tendenza decisa dalla crisi economica?

“Per restare competitivo e attirare nuovi investimenti, il tessuto imprenditoriale ha bisogno di un taglio netto sul costo del lavoro. Dialoghiamo quotidianamente con chi fa impresa e notiamo un’enorme necessità di adottare misure di decontribuzione in favore delle aziende. In Abruzzo, a pochi chilometri di distanza, queste misure esistono, e il confronto con le imprese locali inevitabilmente si fa impari. Inoltre, la mancata proroga della Zona Franca Urbana nell’area del cratere priva gli imprenditori di un prezioso credito d’imposta da utilizzare per pagare imposte e contributi. Nella quotidianità di molte aziende, però, spicca un’ulteriore criticità”.

Un altro fattore penalizzante è sicuramente la burocrazia? “I fin troppi oneri burocratici che ad oggi gravano su chi fa impresa. Tra incombenze nuove e spesso contraddittorie e inevitabili lacune normative, a farne le spese è la competitività delle piccole realtà imprenditoriali”.