Ascoli, boom per ristoranti e food truck. Soffrono i bar

Analisi della Cna sui dati degli ultimi cinque anni: ecco quali mestieri funzionano e quali no

Da sinistra Luigi Passaretti e Francesco Balloni della Cna

Da sinistra Luigi Passaretti e Francesco Balloni della Cna

Ascoli, 25 gennaio 2019 – Il Piceno è la provincia con la disoccupazione più alta in tutta la regione, ma ci sono ancora dei mestieri che funzionano. Uno spaccato di questa realtà arriva direttamente dall’analisi che la Cna di Ascoli ha realizzato, a consuntivo del 2018, elaborando i dati del Centro studi della Cna regionale delle Marche e riferiti all’andamento dell’economia del nostro territorio. La prima considerazione dell’associazione di categoria è semplice: “Il passato torna e, in qualche modo si prende la sua rivincita. Insieme però alla ricerca di nuove strade e nuove tecnologie per riuscire a fare impresa: a creare fatturato, lavoro e pil”. Andando ad analizzare il confronto tra le imprese registrate a novembre 2013 e lo stesso dato riferito a novembre 2018, emergono chiaramente dei settori che riscuotono successo e in cui si evidenzia un incremento del numero di attività. Su tutti spiccano la ristorazione mobile e il commercio ambulante che, insieme alle consulenze imprenditoriali e amministrative, risultano essere i settori della piccola e media impresa che negli ultimi cinque anni hanno registrato la migliore performance, in termini di presenza e di nascita di nuove imprese. Un risultato unico per il Piceno che, sempre analizzando gli ultimi cinque anni, contribuisce a rendere la nostra provincia quella più virtuosa delle Marche: quella cioè, in cui il calo delle imprese registrate è meno sensibile. Sul fronte del manifatturiero, la perdita nel periodo preso in esame è del 2,3% a fronte del ben più consistente -6,3% registrato a livello regionale.

Prendendo la tabella realizzata dalla Cna, saltano subito all’occhio i settori che hanno avuto un miglioramento e quelli che invece sono peggiorati in termini di imprese: nel Piceno è cresciuto in modo significativo tutto ciò che ruota intorno alla ristorazione: da 756 si è passati infatti a 823 imprese, con un incremento del 9%. Crollo invece nel mondo dell’edilizia: in cinque anni si sono perse 90 aziende, tanto che oggi ci sono 1.005 imprese registrate e un calo dell’8,2% rispetto a cinque anni fa. Analizzando l’andamento dei vari settori partendo dai valori assoluti più importanti, emerge che funzionano le attività di parrucchieria ed estetista, cresciute del 2,4%. Vita più difficile per i titolari di bar (e altri esercizi simili, quindi senza cucina): in questo caso c’è stata una diminuzione, seppur contenuta: in cinque anni si è perso il 2% di imprese. Infine, resistono i vecchi mestieri: meccanici, panificatori e pasticcieri sono in leggero aumento, mentre ci sono sempre meno imbianchini, idraulici ed elettricisti, anche se parliamo di diminuzioni molto contenute.