Ascoli, ipotesi Brugni per il dopo Castelli

La guerra con Celani agita Forza Italia. Si lavora alla successione. E intanto il consigliere regionale sogna Roma

Castelli e Piunti con Tajani

Castelli e Piunti con Tajani

Ascoli, 25 giugno 2017 - Il delfino di Guido Castelli ha un volto e un nome: Massimiliano Brugni, assessore allo sport che al momento è in cima alle preferenze del sindaco nella scelta del successore, davanti anche alla vice Donatella Ferretti e ad altri assessori che restano in lizza ma ancora più indietro. Il compito di inviduare il successore gliel’avevano dato ad agosto scorso i consiglieri comunali di maggioranza, ma adesso ci sarà da vedere se la scelta sarà in grado di convincere tutti, compresi Fratelli d’Italia e Lega.

«Castelli vuole andare a Roma e lasciare il proconsole ad Ascoli», riassume con un pizzico d’ironia un consigliere riferendosi ai sogni parlamentari del sindaco. Ma tra i progetti, i sogni e la realtà c’è in mezzo di tutto. C’è, per esempio, un dualismo sempre più acceso con il consigliere regionale Piero Celani, che fino a qualche tempo fa sembrava avere in programma il ritorno ad Ascoli, cioè una nuova candidatura a sindaco dopo i due mandati dei suoi esordi amministrativi. Ma ultimamente sono in molti a giurare che Celani voglia giocarsi le sue carte per Roma, contando anche sull’amicizia importante con Antonio Tajani. Il legame tra di loro è di vecchia data e pare che resti forte, ma ieri Celani non era l’unico piceno alla convention di Fiuggi organizzata dal presidente del parlamento europeo: tra gli altri c’erano infatti proprio Castelli e anche Pasqualino Piunti.

Intanto Celani in città ha messo insieme da tempo una pattuglia agguerrita di fedelissimi, uniti tra le altre cose anche dall’avversione (politica e personale) nei confronti di Castelli. In consiglio comunale sono rappresentati da Umberto Trenta, che da tempo firma un’interrogazione dietro l’altra mettendo il sindaco nel mirino. Fuori dal Consiglio c’è invece l’ex assessore Claudio Sesto Travanti, che è rientrato in in politica non dalla porta principale di Forza Italia, ma da quella secondaria di Rivoluzione cristiana, partito guidato da Gianfranco Rotondi legato a doppio filo con quello di Berlusconi. In questo gruppo, ma in posizione meno evidente, c’è anche un secondo ex assessore, ovvero Davide Massimo Aliberti, un altro che con Castelli si è lasciato decisamente male.

Tutti movimenti che per ora non hanno provocato conseguenze nella giunta, dove gli assessori – anche quelli con i pacchetti di voti che pesano – restano sostanzialmente tutti fedeli a Castelli. Come fa notare un politico di lungo corso, la fedeltà in politica è sempre a tempo, ma al momento i rapporti con il sindaco restano discreti. Non ottimi, perché rispetto al primo mandato c’è qualche mal di pancia in più.

Ma cosa farà Castelli? La partita delle politiche è sicuramente complicata, sebbene Berlusconi abbia detto più volte – e lo abbia ribadito anche poche sere fa a Porta a Porta – che l’idea di candidare i sindaci gli piace. Nelle Marche sud, per esempio, i nomi di sindaci del terremoto come Gianluca Pasqui (Camerino), Castelli e Piunti sono tutti ritenuti spendibili dal partito per le candidature. Piunti, però, ha già fatto sapere che andrà avanti col suo mandato a San Benedetto (senza pensare a Roma) e lo stesso ha detto anche Castelli al Carlino qualche tempo fa. E se le parole del sindaco ascolano potevano sembrare frutto di tattica più che di un’autentica volontà di chiamarsi fuori, c’è chi giura che possa effettivamente restare all’Arengo fino al 2019. La strada per Roma è in salita e piena di incognite, per di più l’eventuale e comunque complicata candidatura costringerebbe Castelli – stando alle norme attuali – a dimettersi con mesi da anticipo rispetto alla data del voto: un rischio. Dunque, pur avendo in questi mesi cercato sponde un po’ ovunque nel fronte del centrodestra, Lega compresa, Castelli potrebbe anche andare avanti con il piano B. Cioè candidarsi alle Europee del 2019 pur avendo nessuna speranza di farcela, ma utilizzando quel banco di prova come trampolino di lancio per le Regionali dell’anno dopo, nelle quali potrebbe essere il candidato presidente del centrodestra. Ma stiamo parlando del 2020: un altro mondo, soprattutto per i tempi della politica.

Roberto Fiaccarini