Elezioni 4 marzo, il Partito democratico all’inferno. "Ma qui avrebbe perso chiunque"

Crollo sotto al 20%, il segretario Terrani: «Sconfitta storica»

Antimo Di Francesco, candidato alla Camera

Antimo Di Francesco, candidato alla Camera

Ascoli, 6 marzo 2018 - Mai così in basso, mai così in crisi. «Ci aspettavamo sarebbe andata male, ma così...», ammette un dirigente democratico commentando l’inquietante risultato uscito fuori dalle urne: sotto, e manco poco, la soglia minima di sopravvivenza del 20%, sconfitta netta dei candidati uninominali Antimo Di Francesco e Emanuela Di Cintio, capitolazione delle roccaforti storiche come Offida e fuori dai giochi praticamente in ogni sezione. Alla fine, alla Camera, i voti di distacco dal Movimento Cinque Stelle in provincia di Ascoli sono quasi ventimila: una pulizia etnica. «E’ una sconfitta storica e culturale che segna la fine di categorie e schemi del novecento - dice il segretario provinciale Matteo Terrani -, spero vivamente che nel Pd a nessuno venga la geniale idea di appoggiare un qualsivoglia governo: bisogna andare all’opposizione e aprire una discussione profonda su come ripartire da capo, con un bagno di umiltà e un congresso vero». Sul risultato locale, Terrani assolve i candidati, e punta il dito su un risultato che ha avuto accenti drammatici in ogni zona d’Italia: «Con questo trend nessuno ce l’avrebbe fatta».

I risultati ad Ascoli e provincia

Adesso nel Piceno il Pd è in mezzo al guado: la classe dirigente renziana che ha tenuto le reddini del gioco negli ultimi tre anni è spazzata via, così come la guida di Luciano Agostini appare ormai ‘rottamata’ dall’ondata grillina: persino a Offida il Movimento Cinque Stelle ha sovrastato il Pd, in un clamoroso inedito politico che riscrive la geografia di un territorio storicamente considerato ‘rosso’. Un’apocalisse annunciata soltanto fino a un certo punto: si sapeva che il centrosinistra non avrebbe sfondato, ma da qui a sprofondare ce ne passa, e parecchio. A questo punto, gli unici a poter tirare un sospiro di sollievo sono quelli che non hanno preso parte a questa Waterloo del centrosinistra. Il primo è il sindaco di Monteprandone Stefano Stracci, escluso dalle liste e ai margini per tutta la campagna elettorale. Il secondo può essere l’ex sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari, che da un paio d’anni ormai non rilascia dichiarazioni in tema di politica e ha scampato prima la clamorosa sconfitta alle comunali e poi il bagno di sangue di queste ultime politiche. Di Francesco vede invece tramontare ogni ipotesi di concorrere per il posto da sindaco a San Benedetto nel 2021, mentre il consigliere regionale Fabio Urbinati pure deve fare i conti con la caduta nella polvere del suo nume nazionale, quel Matteo Renzi sotto le cui insegne si è sempre mosso.

Tra i giovani, oltre a Terrani, che dovrebbe rimanere al suo posto di segretario, c’è l’ascolano Francesco Ameli, che guarda alle comunali dell’anno prossimo con la speranza di potersela giocare.

Ogni cosa però è incerta, precaria, appesa a un filo, e molto dipenderà da quello che succederà a livello nazionale: se Matteo Renzi si farà da parte, se qualcuno deciderà di sfidarlo, se davvero dopo questa batosta colossale esisterà ancora un Partito Democratico.