Comune, zero quote rosa nelle partecipate

Il dato emerge dalla risposta a un’interrogazione dei Cinque Stelle

Ascoli, i 5 Stelle denunciano l'assenza di donne nelle Partecipate (Labolognese)

Ascoli, i 5 Stelle denunciano l'assenza di donne nelle Partecipate (Labolognese)

Ascoli, 23 luglio 2016 - Se date un’occhiata alla composizione del consiglio comunale, e anche della giunta, vi accorgerete del fatto che non mancano le donne: nella sala della Ragione ne siedono dieci e nell’organo di governo ce ne sono tre (Donatella Ferretti, Giorgia Latini e Michela Fortuna).

Ma la situazione è molto diversa nelle società in cui il Comune è presente, che siano collegate (quelle dove l’Arengo esercita un’influenza notevole) o controllate (dove invece ha un’influenza dominante): più che diversa è proprio agli antipodi, visto che tra consigli di amministrazione e collegi dei revisori dei conti non figura nemmeno una donna.

È quanto emerge dalla risposta scritta a un’interrogazione presentata a giugno dal Movimento Cinque Stelle, che si era concentrata sul rispetto delle quote di genere nelle società comunali. Nel prospetto elaborato dalla dirigente si elencano tutti i consigli di amministrazione e i collegi dei revisori delle cinque società, mettendo in evidenza questo fatto: nessuna donna figura in questi elenchi.

«Abbiamo potuto vedere - ha spiegato il consigliere Cinque Stelle, Massimo Tamburri - che i cda e i collegi non rispettano la legge sulle quote di genere. Escludendo Piceno Gas Vendita, che ha l’amministratore unico, e Piceno Gas Distribuzione, che ha un consiglio nominato prima dell’entrata in vigore della norma che è datata 2012, ecco che negli altri non c’è nemmeno una donna. C’è da dire che questa è una situazioneo generalizzata, anche se altrove qualche quota rosa c’è. Nel caso del nostro Comune non ne figura neanche una».

Nella risposta, la dirigente ha sottolineato che «è ferma intenzione dell’amministrazione garantire l’equilibrio tra generi e di provvedere alla prima assemblea utile»; inoltre, ha spiegato anche che «la disciplina sulla ripartizione di genere trova applicazione solo nel caso di organi a composizione collegiale ed esclude quelle società i cui statuti prevedano meccanismi di voto di lista per un numero di candidati inferiore a tre». Sulle società collegate, Ciip e Start, la dirigente ha ribadito che «verranno comunque dettati indirizzi per l’applicazione di quanto disposto dalla normative». Il capogruppo M5S, Giacomo Manni, ha concluso dicendo che «faremo una segnalazione al Ministero delle pari opportunità e un’interrogazione orale, per coinvolgere il consiglio».