Ascoli Piceno, 11 febbraio 2014 - QUELLO appena passato non è stato l’unico momento di difficoltà finanziaria della storia dell’Ascoli, che come tutti i club antichi ha attraversato diverse fasi di sofferenza, spesso coincidenti con le crisi economiche nazionali. Quello dell’ultimo periodo, conclusosi con l’intervento di Bellini, è molto simile all’altro momento di grave difficoltà vissuto nel 1955. «Lo ricordo benissimo» racconta Bruno Squarcia, brillante 99enne ancora in attività al Carlino di Ascoli, figlio di Giuseppe Secondo, uno dei primi presidenti del club, e fratello di Ferruccio, calciatore bianconero degli anni ’30 morto nella guerra di Spagna a cui è intitolato il vecchio stadio comunale. «Allora ero a capo della redazione ascolana del Tempo e il dottor Giammiro, allora presidente della società, mi chiamò per rivelarmi che era sull’orlo del fallimento. Mi disse proprio così ‘Signor Squarcia, lei a Parigi vanta degli amici danarosi, la mia società è vicina al dissesto, non può aiutarmi?’».

«Telefonai a Parigi — prosegue Squarcia — al mio amico Mario Benvenga, direttore generale degli stabilimenti tipografici Cino Del Duca, e gli spiegai tutto. Dopo qualche tempo Del Duca, che era anche editore della celebre rivista Grand Hotel, decise di presentare ad Ascoli l’anteprima mondiale del film Grisbì, con il grande attore Jean Gabin. Al Ventidi Basso c’erano ospiti di prestigio internazionale ma la prevendita non andò granché. Così Del Duca disse ‘Fate entrare gli ascolani gratis’. Il teatro si riempì e fu un successo». «All’indomani — ricorda Squarcia — al Caffè Meletti ci incontrammo io, Giammiro, Benvenga e Cino Del Duca. L’editore estrasse il suo libretto degli assegni e scrisse qualcosa, poi lo chiuse e lo passò a Giammiro che naturalmente per educazione non lo aprì. Poco dopo scoprimmo che Del Duca aveva donato 1 milione. Pensate che nel 1955 con 1 milione si poteva comprare un appartamento». «In seguito l’Ascoli si fuse con la squadra di Montedinove, paese dell’editore, e nacque la Del Duca Ascoli. Cino e Benvenga tennero il club per 10 anni, risanarono i debili e la moglie di Del Duca, madame Simone, donò anche la sede di corso Vittorio».

 I supporters in attesa dell’annuncio ufficiale (foto)

 Francesco Bellini (foto)