Riccardo Orsolini: "Da Rotella alla Nazionale sognando il Picchio in A"

A Destro dico: “Chiudiamo la carriera ad Ascoli”

Riccardo Orsolini

Riccardo Orsolini

Ascoli, 24 maggio 2019 - Iniziamo dalle cose serie: Rotella la aspetta per il Porco Festival 2019, ci sarà?

«L’11, 12 e 13 agosto sono sempre segnate in rosso sul mio calendario. Anche quest’anno, come sempre, farò di tutto per esserci. Non posso promettere niente ma garantisco che mi impegnerò».

Che ne dice di invitare anche Mihajlovic?

«No no (ride ndr), onestamente non ci ho pensato a invitarlo. Lo scorso anno, in compenso, ho portato dalle nostre parti il mio ex compagno Federico Di Francesco. Più volte, però, sono tornato con Destro. Anche se lui non conta come forestiero: è un concittadino».

Ecco, Orsolini e Destro: che rapporto c’è tra i due ascolani del Bologna?

«Ottimo fin dai primi giorni, anche per il fatto di essere entrambi ascolani. Oltre ai passaggi ‘da e per’ Bologna condividiamo spesso pranzi e cene. E’ un bravissimo ragazzo e un giocatore molto forte. Anche quest’anno che ha giocato meno, per una serie di ragioni, vanta comunque una media di quasi di un gol a partita. Se messo nelle migliori condizioni è tranquillamente un giocatore da 15 gol e potrebbe stare, perché no, anche in Nazionale».

A proposito, sa che una sua presenza con gli azzurri di Mancini porterebbe bei benefici economici all’Ascoli?

«Mi fa molto piacere continuare ad aiutare il club bianconero, anche se indirettamente e anche se si tratta di una proprietà diversa da quella che conoscevo. Vuol dire che sto facendo alcune tra le cose importanti previste dalle clausole della cessione».

Tornando al suo compagno di squadra e concittadino: come vede un Ascoli con Destro e Orsolini in avanti?

«Dico la verità: capita di parlarne. Diciamo ‘Sarebbe bello chiudere la carriera insieme in bianconero’. Certo, ora l’Ascoli ha obiettivi diversi, ma se dovesse tornare in A... chissà. D’altronde non credo che il ritorno del Picchio in massima serie sia fantascienza. Se ce l’ha fatta il Brescia possono farcela anche i bianconeri. Sia io che Mattia, nonostante lui sia andato via prima di me, siamo molto legati alla nostra città».

Ha seguito la squadra di Vivarini?

«Sempre quando ne ho avuto l’opportunità, tipo se giocavamo la domenica e avevamo il sabato pomeriggio libero. Mi piazzavo davanti alla tv o al tablet e vedevo le partite. All’inizio mi piaceva molto come giocava. Poi ha accusato quel calo a gennaio ma si è ripresa alla grande. Ricordo bene la vittoria di Padova e il pareggio di Verona. Peccato per la flessione finale: con un piccolo sforzo in più avrebbe potuto fare i playoff. Speriamo nel prossimo anno».

L’uomo mercato dell’Ascoli è Ninkovic: secondo lei deve restare?

«Non lo conosco sul campo ma da tifoso dico che è un giocatore di categoria superiore. Ha un carattere particolare, come d’altronde tanti suoi connazionali, ma può fare la differenza. Spero che resti».

Invece dei suoi ex compagni di giovanili c’è qualcuno che potrebbe dire la sua in B?

«Non ho esitazioni a dire un nome su tutti: Simone Paolini. Un giocatore, a mio modesto modo di vedere, veramente bravo. Quando giocavamo insieme era un piacere averlo vicino in campo. Le mezz’ali mancine come lui non si trovano facilmente. Quest’anno a Cuneo, tra mille difficoltà, è stato tra i migliori. Spero che l’Ascoli gli dia una possibilità. La merita».

Chi ha scoperto Orsolini?

«Orsolini si è scoperto da solo. Però fatemi spiegare sennò passo per presuntuoso. Voglio dire che in tanti hanno contribuito, senza dubbio, alla mia maturazione da calciatore. Remo Orsini mi ha portato all’Ascoli e mi ha allenato ai tempi dei Giovanissimi, Giuliano Castoldi mi ha aiutato sulla tecnica di base, con Luciano Cerasi ho vissuto la prima esperienza importante, le finali scudetto Allievi e infine Di Mascio mi ha accompagnato in prima squadra usando, oggi dico giustamente, molta fermezza. A tutti loro dico grazie».

Bologna-Juve, 24 febbraio 2019, Orsolini e Ronaldo fanno a sportellate. Come è stato?

«Eheh, un paio di stecche ce le siamo date. Giocare contro un campione così è un piacere e un onore, anche se poi in campo non c’è nessuna riverenza. La differenza più grande tra le squadre di media classifica come il Bologna e la Juve la fanno proprio loro, i campioni. Sul piano del ritmo te la giochi, ma sulle giocate individuali puoi fare poco».

Una follia alla Ronaldo, stile ‘oro e diamanti’, l’ha già fatta?

«No no (ride ndr), ‘U spaccò ancora ne lu so fatte’. Le cose da giocatore le lascio agli altri. Io sono sempre Riccardo. Riccardo da Rotella».