La Samb resta prigioniera di Serafino Oggi il giudice decide sul concordato

Francesca Calagna si è presa un giorno di tempo ma probabilmente lo concederà e addio fallimento pilotato

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La Samb è sospesa. A metà tra il fallimento e l’accettazione del concordato, che vorrebbe dire perdere definitivamente la speranza di mantenere la categoria. Tutto dipenderà dalla decisione del giudice Francesca Calagna, che ieri si è presa una giornata di riflessione dopo la prima udienza fallimentare. Il merito, ancora una volta, è di Domenico Serafino e dei suoi collaboratori – che sono pochi, per fortuna. Che cosa voglia ottenere l’attuale presidente della Samb con la presentazione della domanda di concordato "prenotativo" non è facile comprenderlo. Serafino e la sua parte sono convinti e vanno ripetendo che quella del concordato in bianco è l’unica possibilità data ai fornitori di vedere qualche soldo. Forse ignorano che dalla vendita del titolo sportivo si ricaverebbe un gruzzolo in grado di dare qualcosa ai creditori. Certo non tutto, e anzi ne otterrebbero una minima parte (i debiti della Samb verso i fornitori sono di circa un milione e trecentomila euro) ma quale sarebbe la soluzione prospettata dalla società? Eccola, nero su bianco in una nota diramata ieri e firmata "S.S Sambenedettese s.r.l" (chi l’avrà scritta visto che lo staff della comunicazione non vede un soldo da mesi?): "La società – depositando la domanda di concordato, ndr – ha così tracciato l’unica strada per salvaguardare tutti gli stakeholder, anche al fine di garantire la prosecuzione del campionato. I procedimenti prefallimentari saranno sospesi fino all’esame da parte del Tribunale della Proposta. La soluzione tracciata consente di valutare l’ingresso di gruppi seri e motivati che vogliano garantire un futuro certo a questa società, non certo appropriandosi del titolo sportivo, attraverso un eventuale fallimento, al solo fine di non dover garantire la tutela dell’intera platea dei creditori". Dunque, la soluzione secondo la Samb di Serafino passa per l’ingresso di gruppi seri e motivati. Certo, si poteva stare più tranquilli sulla serietà di un gruppo interessato al club rossoblù se questo l’avesse rilevato da un tribunale, con moneta sonante e certo dell’ammontare dei debiti. Invece no, un gruppo "serio e motivato" ora dovrà discutere con Domenico Serafino, la cui attendibilità economica è sotto gli occhi di tutti.

Ma non tutto è perduto, perché oggi potrebbe anche arrivare una sorpresa dal tribunale di Ascoli. Sì, sorpresa, perché purtroppo la dichiarazione di fallimento che attiverebbe la procedura fallimentare, l’asta del titolo sportivo e, in caso di acquirenti, garantirebbe la permanenza in Serie C, in questi casi non è solita. La casistica, infatti, dice che in caso di una società normale e non sportiva, la maggior parte delle volte la domanda di concordato in bianco viene accolta. Ma che il tentativo di Serafino, assistito dagli avvocati De Luca e Acconcia, sia palesemente dilatorio può rimettere tutto in gioco. Infine, il fatto che il giudice fallimentare si sia presa del tempo, seppure minimo, per decidere, non è di buon augurio come si sperava: è una prassi consolidata, che non indica una scelta di sorta.

Pierluigi Capriotti