L’Ascoli alla scoperta di Fabbrini E’ il calciatore che ha subito più falli

Non avrà le caratteristiche di Sabiri o Ninkovic, ma fa tanto altro specie in fase di non possesso

Migration

Partiamo dalla statistica, tanto per darvi uno strumento per fugare ogni dubbio. Nella sua carriera italiana non ha mai superato le due reti stagionali in campionato, toccando quota 5 in Inghilterra (serie B) e Romania (Serie A). Quindi la prima regola nell’analizzare l’avvio di stagione di Diego Fabbrini deve essere quella di evitare di pensare di paragonarlo a chi lo ha preceduto dietro alle due punte bianconere, ovvero Abdelhamid Sabiri, andando ad utilizzare il dato delle reti realizzate per ritenerlo idoneo. E’ un dato di fatto: Fabbrini occupa la stessa posizione in campo, ma non ha le stesse caratteristiche. Anzitutto, perché non è un "master" nei calci piazzati ed in secondo luogo perché la natura della squadra finora impostata in campo da Sottil ha necessità quasi diametralmente opposte. E’ indubbio, però, che al pronti-via quel pallone nel giardino di Bidaoui, capace di stendere il Cosenza nella prima vittoria stagionale, aveva fatto assaporare dolcezze che, diciamoci la verità, mancavano al Del Duca dai tempi dello sventurato pasticcere di Bogatic, al secolo Nikola Ninkovic.

Ma qual è, davvero, la missione di Diego Fabbrini in questo Ascoli? Dividiamo il foglio degli appunti: fase offensiva-fase difensiva. Avrete notato che, in fase di non possesso, il toscano si posiziona centralmente sulla prima palla giocata in impostazione dell’avversario, fattore che lo costringe ad un lavoro di cerniera abbastanza snervante, specie se poi la manovra torna al regista, rendendogli necessario il ripiegamento con corsa all’indietro. Questo consente a Bidaoui, Dionisi o chi per loro, di allargarsi per difendere o, in caso di recupero palla, di essere pronti al taglio. Diverso in discorso per la fase positiva, nell’analisi della quale va aggiunto un dato principe, i falli subiti in queste prime sette giornate: 26 (Fonte: fbref.com). Per farvi un’idea, il compagno che ne ha subiti di più dopo di lui è Dionisi con 13, la metà. E non solo: non c’è giocatore cadetto ad avere subito più interventi di Fabbrini, dato che il secondo in in questa classifica è Danny Mota del Monza (24) ed il terzo El Mudo Vazquez (20).

Questo perché il luogo di lavoro di Fabbrini, finora, è stato principalmente quello dove c’è il maggior traffico a metà campo, situazione che consegue una legittima scarsa possibilità di azionare in verticale giocatori che, negli spazi, sarebbero esaltati. Come uscirne? Prima di tutto, continuando a dargli fiducia, perché quando l’intesa "no look" con gli altri compagni d’attacco salirà, siamo sicuri che inizieranno ad incrementare le palle coi giri contati in spazi e praterie (e magari a diminuire i tocchi prima di cedere la palla), poi pensando ad un impiego diverso, magari da sottopunta con due larghissimi sulla linea laterale (sicuramente Bidaoui, magari De Paoli, forse Collocolo, viste le caratteristiche) per diminuire il traffico e, magari, i calcioni ricevuti al primo tocco.

Daniele Perticari