{{IMG_SX}}Bologna, 3 maggio 2007 - Carlo Zaccanti, imprenditore bolognese di 63 anni, è rimasto ucciso ieri a Caracas, in Venezuela, durante un tentativo di rapina. A quanto apprende, l'imprenditore è stato raggiunto da un colpo di pistola intorno alle 4, ora locale, sparato da un bandito che cercava di rapinarlo.
Zaccanti si trovava in macchina insieme a due consulenti, con i quali doveva raggiungere dall'aeroporto il centro della città per alcuni appuntamenti di lavoro. 

 


L'imprenditore, infatti, è proprietario della Zaccanti, un'azienda di Bologna che vende apparecchiature e sistemi medicali. Piero Parisini, uno dei due consulenti, ha spiegato che l'occasione del viaggio a Caracas era dettata da alcune opportunità imprenditoriali nel settore della sanità. "Eravamo in macchina, alle 4 del pomeriggio di ieri, ora locale, a Caracas -racconta  Parisini- e venivamo dall'aeroporto, diretti al centro della città. Eravamo su un Suv. La strada era un ingorgo totale".

 


"Due sconosciuti hanno approfittato per avvicinarci con una motocicletta. Uno di loro è rimasto sulla moto pronto a partire e l'altro ha prima battuto con la mano contro il finestrino laterale per farsi aprire dopo essere sceso dalla moto. Lo ha infranto ed è entrato urlando con la testa: '"Voglio soldi, Voglio orologi". Una classica rapina". Il consulente spiega che Zaccanti era seduto nel sedile posteriore, mentre lui stava davanti.

 

 

L'imprenditore è sceso dalla macchina e ne è nata una colluttazione con il malvivente, fino a quando Zaccanti è riuscito a spingerlo e a farlo cadere. Ma l'uomo, riferisce Parisini, dopo essere caduto ha sparato.
"Zaccanti è stato portato all'ospedale -aggiunge Parisini- ed hanno cercato di salvarlo, ma non ce l'hanno fatta. Hanno provato, ma non c'è stato nulla da fare", ripete ancora scosso Parisini.

 


''Parisini mi ha chiamato nella tarda serata di ieri - ha spiegato il consigliere delegato dell'azienda Roberto Gessi - e mi ha raccontato quello che era successo. Loro si trovavano su un'auto, un Suv, incolonnata nel traffico sulla strada che dall' aeroporto va verso il centro di Caracas, quando il veicolo è stato affiancato da una moto con due giovani".

 


L'imprenditore, ha spiegato ancora Gessi, è stato portato all' ospedale, ma tutti i tentativi dei medici sono stati inutili: ''Adesso sto cercando di avere notizie sul rimpatrio della salma. Anche i familiari lo aspetteranno qui''. Per Zaccanti non era il primo viaggio a Caracas, dove da tempo aveva stretto rapporti di lavoro con un imprenditore friulano che da anni vive nella capitale venezuelana.

 


Carlo Zaccanti lascia la moglie, Angela Pasin, e due figlie, Elena e Valentina, tutte con la carica di consigliere delegato all'interno dell'azienda, di cui la vittima era presidente del Cda. L'origine dell'attuale 'Zaccanti spa', che ha sede in via Benedetto Marcello a Bologna, risale al 1954; fu fondata, come ditta individuale, dal padre di Carlo, Silvio Franco Zaccanti.

 

 

Carlo Zaccanti era un nome noto anche nel rugby, sport che aveva praticato: nel luglio 2000 era diventato presidente dell'allora A.S. Bologna Rugby, trasformandola in una società di capitali, il Bologna Rugby 1928 srl. Proprio il primo campionato sotto la sua presidenza, la stagione 2000-2001, portò il passaggio dalla serie A al 'super 10'. Qualche anno dopo aveva pensato di creare a Bologna una cittadella dello sport.

 

 

Di lui si erano occupate anche le cronache giudiziarie: il 23 ottobre 2000 l'imprenditore era stato arrestato, assieme ad altre quattro persone, dai Nas di Padova nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Pordenone su un presunto traffico internazionale di farmaci contraffatti. L' ipotesi d'accusa ruotava intorno a un'associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione più specialità medicinali.

 

 

Zaccanti si era sempre dichiarato estraneo ai fatti. "Zaccanti - ha ricordato oggi l'avvocato Luigi Rinaldi- era stato poi prosciolto dall'imputazione principale". Era stato invece condannato ad una pena pecuniaria (alla quale la difesa aveva fatto opposizione, tuttora pendente) per la riproduzione abusiva della confezione e del foglio illustrativo di una specialità medicinale.