{{IMG_SX}}Bologna, 3 agosto 2007 - Uno fa l'operaio, uno monta piscine, un altro è trasportatore. Nel loro tempo libero, però, andavano in giro a picchiare e offendere militanti di sinistra, immigrati, ebrei e gay, facevano incursioni notturne nei centri sociali e allo stadio gridavano cori di stampo neofascista. Si chiamano Alessandro Carapezzi (34 anni, di Sasso Marconi, Bologna), Alessandro Limido (28, di Varese) e Fabio Carlini (33, di Mirabello, Ferrara): i primi due da questa mattina sono in carcere, il terzo è agli arresti domiciliari.


Insieme ad altre due persone, il 35enne Matteo Minonzio (milanese residente a Funo di Argelato, in provincia di Bologna) e il 28enne Luca Confalonieri (di Bolzano, ma studente a Bologna), per i quali il gip di Bologna, Gabriella Castore, ha richiesto solo obblighi casalinghi a determinate fasce orarie, sono ritenuti i cinque promotori e organizzatori di un'associazione per delinquere di 27 persone (tra loro anche 2-3 iscritti a Forza nuova) attiva a Bologna dal 2002 con un duplice scopo.

 

Da una parte c'erano le lesioni personali, il porto abusivo di armi improprie e la violenza privata (concretizzatisi in una sequela di "spedizioni punitive" in provincia di Bologna dal 2002 al 2006); dall'altra la discriminazione, l'odio e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi. Finalità che secondo il gip Castore sono indipendenti l'uno dall'altra: nell'ordinanza infatti, scrive, la discriminazione sussiste anche indipendentemente dalle azioni violente.

 

Se gli "organizzatori" individuati dalla Procura (pm Morena Plazzi) sono cinque, sei sono le misure cautelari e oltre 40 le perquisizioni eseguite stamattina da Digos e Carabinieri del reparto anticrimine di Bologna, in Emilia-Romagna, a Pavia e Bolzano. Agli obblighi casalinghi è finito anche Alessandro Vigliani (26 anni, di Frosinone); carcere invece per il bolognese Vittorio Greco (25 anni, residente a Dozza Imolese), trovato in possesso di una pistola Steiner di fabbricazione austriaca risalente al 1915 ma funzionante e con 39 cartucce.

 

Carapezzi era già stato arrestato nel gennaio 2006 per un'aggressione a Bologna nella centralissima via Indipendenza. Durante le perquisizioni eseguite in mattinata (una quarantina) sono state trovate, oltre alla pistola, anche bandiere riecheggianti simboli nazifascisti come svastiche, pubblicazioni su temi di estremismo di destra, una copia del 'Mein Kampf' di Hitler, e anche alcuni saggi autoprodotti in merito a sedicenti studi razziali.

 

LE INTERCETTAZIONI

In un momento di ''crisi delle vocazioni'' bisogna cercare nuovi adepti, in quest'ottica ''lo stadio e la strada è la stessa cosa''. E' un passaggio di una conversazione tra Alessandro Carapezzi, il referente del gruppo di naziskin e Matteo Minonzio, che nell'organizzazione - per l'accusa - teneva i contatti con il mondo degli Ultras.

 

Il gruppo (gli indagati complessivamente sono 27) ad un certo punto registra problemi, e c'è bisogno, per i vertici, di ingrossare le fila. Ne nasce un dibattito tra i vari membri, anche sull'opportunità di accettare o meno nuovi adepti il cui 'curriculum' da teste rasate non era in passato allineato alle ideologie nazifasciste.

 

In particolare Alex Vigliani (raggiunto dalla misura dell'obbligo di dimora) continua a suscitare perplessità per il suo passato Sharp (cioé da Skinhead against racial prejudice, gruppi marcatamente di sinistra); come altri che desiderano affiliarsi visti pero' con diffidenza perche' in passato erano consumatori di droghe leggere.

 

Minonzio e Carapezzi, il 17 maggio dell'anno scorso, concordano che bisogna estendere l'azione di proselitismo al di fuori del solito ambiente. ''E' un anno che sto portando davanti una baracca con quattro persone per impedire che questa curva qua diventava come il Livorno'' dice, riferendosi ai tifosi del Bologna. Poi aggiunge: ''certo, in quattro persone, certo, non fai degli exploit con nessuno''.

 

E Carapezzi replica: ''No, no, infatti il mio discorso eh, cioé se mi devo fare... mettere ad organizzare concertini e basta così, allora piuttosto io gliela do su e ....". Minonzio allora afferma ''sì, sì, sì ah no, ma è vero, cioé vuoi... e ti ripeto belle cose i concerti, belle cose tutte quelle cose lì, però qua ragazzi qua la gente si è dimenticata l'Abc di cosa vuol dire .... fare lo Skin, nel tuo caso, ed essere un ultras...''. I due concludono: ''la strada e lo stadio è la stessa cosa''.