{{IMG_SX}}Bologna, 8 agosto 2008 - SONO le 14,45 quando arriva ai vigili del fuoco la telefonata che dà l’allarme di un incendio scoppiato a palazzo Albergati in via Saragozza, uno dei palazzi storici della città più amati e conosciuti, durante lavori di coibentazione del tetto. Per fortuna il palazzo era semivuoto per le ferie estive: nessun ferito, tranne un vigile del fuoco che si è fratturato un piede e di cui riferiamo a parte. Disegnato secondo l’ipotesi più accreditata dall’architetto carpigiano Baldassarre Peruzzi a partire dal 1519, palazzo Albergati custodisce all’interno affreschi del ‘600 e del ‘700.

 

Un edificio meraviglioso, dichiarato dalla Soprintendenza di interesse culturale già nel 1964. Un monumento dell’architettura bolognese del ’500 che da ieri cerca di sopravvivere amputato di un piano, di stucchi, di affreschi: della sua storia. Un danno incalcolabile, che si è annunciato alla città con una nube densa di fumo nero che si vedeva da lontano, fino da piazza dei Martiri e piazza Maggiore.

I VIGILI del fuoco hanno tentato per tutto il pomeriggio di salvarlo: alle otto di ieri sera c’erano ancora dieci mezzi di soccorso e trenta uomini impegnati e l’elicottero ha effettuato l’ennesimo lancio d’acqua presa dal laghetto dei giardini Margherita. Ma il secondo piano del palazzo, nella parte che si affaccia su via Malpertuso, è completamente perduto. Niente più tetto, niente più appartamenti, tutto bruciato.

CHE LE FIAMME siano indomabili, anche a causa del vento che continua a soffiare e cambiare direzione, si capisce già un’ora dopo l’arrivo dei camion dei pompieri che sparano acqua con le manichette e si arrampicano sulle scale per raggiungere il tetto e cercare di dirigere i getti nel migliore dei modi. Alle 15,45 si stacca e crolla a terra una parte dell'impalcatura di protezione che recinta il tetto stesso. Calcinacci infuocati, parti delle travi in legno che costituivano una delle meraviglie del palazzo cadono continuamente. Uno spettacolo infernale. Il caldo è soffocante, i vigili del fuoco che scendono dalle scale sono madidi di sudore e si scambiano bottiglie d'acqua: un po’ la bevono, un po’ se la versano addosso. Poi si rivestono e risalgono. Ma l’acqua finisce e tre dei camion se ne vanno a fare rifornimento.

INTANTO l’incendio avanza e dalla parte da cui si è sviluppato, su via Malpertuso, gira l'angolo e va a intaccare anche la parte di tetto di via Saragozza 28. I camion rimasti cercano di arginare le fiamme come possono e i pompieri continuano a gettare acqua sulla parte più danneggiata. Poi, poco dopo le 16, l’ultima parte della recinzione del tetto, posta dall’impresa, si stacca e rimane appesa a ciondolare fino a sfondare una finestra del primo piano e incendiare, in parte, anche questa.

 

I danni sono incalcolabili: l'ultimo piano, dove si trovano soprattutto abitazioni, è bruciato dal giardino interno, che affaccia su viale Aldini; si vedono le scale che conducevano a una torretta: non c'è più il soffitto, c’è solo il cielo. Il primo piano è in pericolo perché i solai sono sovraccarichi di calcinacci e potrebbero cedere. Solo il piano terra , dove hanno gli studi tra gli altri Fabio Roversi Monaco, l'avvocato Maisano e altri professionisti, sembra non essere in pericolo. Nell’edificio abita anche il presidente dell’Enel, Piero Gnudi. Come detto all’inizio, fortunatamente al momento dell’incendio non c’era praticamente nessuno né negli studi né nelle abitazioni.

"QUESTI incidenti possono accadere — spiega il comandante dei vigili del fuoco, Tolomeo Litterio —, ma questo non significa che debbano accadere. Quando si usano materiali per la coibentazione si deve stare molto attenti. A maggior ragione se sotto ci sono travi in legno che si surriscaldano facilmente, come in questo caso. Secondo me chi ha fatto i lavori non ha controllato le temperature dei pannelli, lasciandoli scaldare e non bagnandoli, e questa ritengo che sia da considerare una grave negligenza".