{{IMG_SX}}Bologna, 9 maggio 2009 - CRESCIUTO nel vivaio granata, sbocciato nel Bologna di Radice. Qui diventato calciatore della Nazionale, marito e due volte padre, prima di tornare per sei stagioni al Torino. Beppe Dossena è un altro dal cuore diviso.

Dossena, Torino e Bologna tremano.
«E un po’ tremo anch’io al pensiero che almeno una delle due scenderà in B. Ho troppi ricordi con queste due maglie per non provare amarezza nel vedere due squadre che adesso devono scannarsi per sopravvivere».

Anche nel calcio si raccoglie per quello che si semina.
«Io dico sempre che il pallone non è una scienza esatta, ma ci va molto vicino. Se fai le cose giuste, se non lasci niente al caso, se programmi e gestisci bene un gruppo, allora ottieni risultati».

Ergo: pollice verso per Cairo e i Menarini.
«Se già da qualche anno il destino del Torino in A è quello di lottare fino alla fine per non retrocedere significa che Cairo qualche errore l’ha commesso: non può solo appellarsi alla sfortuna. Quanto ai Menarini, sono arrivati da poco nel calcio e può essere che questo lo abbiano pagato».

Rimandiamo i processi: chi vince domenica?
«Giocatori di valore li hanno sia il Toro che il Bologna: penso a Bianchi, allo stesso Rosina, a Di Vaio, a quell’Osvaldo che a gennaio è stato un investimento importante che prima o poi dovrà esplodere. Ma questa è la classica partita che verrà decisa da un episodio, magari da un errore. Sbagliare è la cosa più facile che ti possa capitare in partite come queste».

Specie se, come succede a Torino e Bologna dall’inizio dell’anno, l’errore è un compagno di viaggio fisso.
«Queste sono partite dove la tensione può caricarti a mille ma anche giocarti brutti scherzi. Se uno va a guardare i due organici si sorprende che Bologna e Torino siano lì ad azzuffarsi per la salvezza.
Ma arrivati a questo punto della stagione la tecnica conta relativamente. O almeno conta come la convinzione mentale».

Vince chi lo vuole di più?
«Vince chi arriva prima sul pallone, chi è disposto a soffrire di più per sé e per i compagni, chi ha la feroce determinazione di voler evitare al proprio club la serie B. Sembra un po’ retorico, ma sono ingredienti che domenica in campo faranno la differenza».

Il Bologna di Dossena.
«Penso in modo particolare alla stagione 1980-81. Penso all’80-81, l’anno del settimo posto nonostante il meno cinque di penalizzazione. Che gruppo con Radice e il povero Eneas! Quell’anno entrai anche nella storia dei Bologna-Torino. All’andata, a Torino, ero in campo quando vincemmo 2-1 con il rigore di Paris e il gol di Garritano (28 dicembre 1980, ultima vittoria esterna dei rossoblù coi granata, ndr). Al ritorno (il 3 maggio 1981, ndr) a Bologna segnai il gol della vittoria. E poi a Bologna ho conosciuto mia moglie Tiziana e ho concepito i miei due figli, Gianluca e Andrea».

Che cosa fa oggi Dossena?
«Sono il responsabile del ‘Progetto Cina’ del Parma. Abbiamo appena firmato un accordo con la Federcalcio cinese per portare in Cina il nostro know-how tecnico. Loro hanno tanta voglia di crescere e noi gli diamo gli strumenti necessari per farlo».