Bologna, un ulivo in memoria di Giovanni Palatucci

L'iniziativa al cimitero ebraico in ricordo dell'ex Questore di Fiume, Medaglia d'Oro al Merito Civile e riconosciuto "Giusto tra le Nazioni", morto a Dachau nel 1945

Giovanni Palatucci,questore reggente a Fiume che salvò migliaia di ebrei

Giovanni Palatucci,questore reggente a Fiume che salvò migliaia di ebrei

Bologna, 9 febbraio 2021 -   Perché sorga un mondo più giusto e inclusivo, contro ogni discriminazione razziale, il Giorno del Ricordo che ricorre domani (mercoledì 10 febbraio) sta trasformandosi in una sorta di “Laboratorio della Memoria” e sceglie per simbolo la messa a dimora di un albero di ulivo in onore di Giovanni Palatucci, reggente della questura di Fiume fino all’arresto da parte delle SS il 13 settembre 1944 e il trasferimento al campo di Dachau dove morì di stenti il 10 febbraio 1945.

 Per il 76° anniversario della morte dello Schindler italiano, alle 11.30 nel Cimitero ebraico, all’interno della Certosa, è stato  impiantato l’albero che simboleggia la pace e scoperta una targa. Alla cerimonia, il Prefetto di Bologna, Francesca Ferrandino, il Questore Gianfranco Bernabei, il vice sindaco Valentina Orioli, una rappresentanza nazionale del Comitato Palatucci, il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz e il cappellano della Polizia di Stato, don Domenico Vittorini. Un'iniziativa nazionale che le altre questure d’Italia celebrano domani stringendosi nel Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe _ un’azione genocida mirata contro gli italiani di qualunque estrazione sociale e fede politica_, perché diventi quello “slargo dell’anima” vagheggiato da Etty Hillesum: barriera etica da opporre al negazionismo che dilaga in rete. Balsamo nella notte buia della pandemia. Prima di essere arrestato il super poliziotto irpino inserito da Israele tra i “Giusti delle Nazioni” aveva contribuito a salvare cinquemila profughi di fede israelitica dai campi di concentramento nazisti, fornendo documenti falsi e facendo sparire schedari dall’anagrafe. Un’ opera meritoria che gli valse la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria. A preservare il ricordo del Servo di Dio Giovanni Palatucci _un processo di beatificazione che s’è concluso nel 2004_ ha contribuito per oltre mezzo secolo Antonio De Simone Palatucci (1942-2019), nipote “ex sorore”_ residente a Montella con la moglie Licia De Simone e la figlia Maria_, cavaliere al merito della Repubblica Italiana, titolare di un fondo documentale che ha arricchito con due opere storico-biografiche: “Giovanni Palatucci – un olocausto nella Shòab” e Giovanni Palatucci – un giusto e un martire cristiano”. Autore di quattro raccolte poetiche (Schegge di luce, Ali del cuore, Rivelazioni, Epifanie), nel 2019, poco prima che spirasse, fu insignito del Premio Mondiale “Tulliola-Renato Filippelli” e del Premio per la legalità contro le mafie. C’è pure un aggancio con Bologna: quando nel 2001 fu girato il film “Senza Confini - Storia del commissario Palatucci” (andò in onda su Rai 2, in 4 puntate, dal 27 al 30 gennaio del 2001), tra gli invitati alla prima c’erano anche Antonio e Maria. Ebbene, alcune scene della fiction non piacquero ai due, tanto che la versione definitiva fu epurata delle sequenze più scabrose. Alla proiezione assistette assieme alle autorità civili e militari il capo della Polizia Giovanni De Gennaro.