Cittadini contro l'aeroporto. "E' la nostra Ilva"

Il Comitato per la compatibilità aeroporto-città ha raccolto 1.800 firme per fermare gli aerei negli orari sensibili: "Porta ricchezza e inquinamento"

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Bologna, 4 luglio 2016 - Milleottocento firme per fermare gli aerei che tormentano i sonni e il relax di 40mila bolognesi. Le hanno raccolte i membri del Comitato per la compatibilità aeroporto-città, che da anni monitorano i voli e le partenze del Marconi. Cittadini interessati direttamente, perché nella maggior parte dei casi, quei velivoli passano sopra le loro teste. Le firme raccolte, e consegnate una settimana fa nelle mani del sindaco Virginio Merola e del governatore regionale, Stefano Bonaccini, provengono infatti da residenti o persone che lavorano nello spicchio nord di città che si trova esattamente sotto alle rotte del Marconi. Zone come Pescarola, Noce, Bertalia, Beverara, Marco Polo, via Barbieri, Arcoveggio, Croce Coperta. “Dal novembre 2011, quando presentammo la prima petizione – si legge nel documento –, facciamo notare che la situazione di disagio creata dal Marconi alle zone densamente urbanizzate di Bologna nord non si è modificata, malgrado le misure prese riguardo le rotte di decollo e l’installazione del sistema di volo strumentale anche in direzione est”. Un esempio su tutti: ”Persiste l’insopportabile pratica di inviare sciami di aerei a distanza ravvicinatissima, spesso anche in orari di particolare disturbo”. Segue bollettino: “30 giugno 2016: 13 decolli e un atterraggio in 26 minuti, dalle 6,30 alle 7 di mattina”.

Quello della petizione è lo stesso tenore di decine di lettere che quotidianamente vengono inviate in Comune, al Marconi, al Quartiere Navile e al Carlino. “Oggi, 26 giugno – scrive Guglielmina De Angelis –, sulla città c’è un flusso continuo di voli in arrivo. Si è scelto di fare arrivare gli aerei dalla città e farli decollare dall’altra parte. Ma forse la sicurezza delle aziende del Bargellino è più importante della salute dei cittadini”. La questione, tecnicamente, è semplice: la pista è una sola, ma ha due sensi unici. Quella consueta (pista 12), prevede che gli aerei arrivino dal Bargellino e decollino sul Navile. Limitando, grazie all’allungamento della pista a ovest, la zona di città interessata dai disagi. La seconda (pista 30), da usare in teoria solo quando il vento è contrario, segue il senso opposto. Da qui lo sciame di atterraggi sulla città. Meno inquinanti, ma molto più incombenti. Infine c’è il fattore crescita: il Marconi, come scalo, è in decollo continuo: i voli sono aumentati, i passeggeri pure, e le stime sono quelle di una crescita ulteriore. Manna dal cielo per l’economia, e dramma per i firmatari della petizione. Gianfilippo Giannetto, portavoce del Comitato, infatti ci scrive: “L’aeroporto Marconi è la nostra Ilva: fonte di reddito e di occupazione, ma anche di forte inquinamento acustico e dell’aria”.

Da qui la principale proposta della petizione: “Chiediamo all’Arpa una valutazione dell’impatto sanitario del rumore aeroportuale sui residenti in prossimità del Marconi”, così come è avvenuto per l’aeroporto Caselle di Torino. Le altre proposte: suddividere gli aerei per tipologia, e vietare il sorvolo di quelli più rumorosi in determinate ore del giorno e della notte. Distanziare i sorvoli tra loro a un minimo di mezz’ora. Finanziamento delle per l’insonorizzazione delle abitazioni e molto altro ancora. Daniele Ara, presidente del quartiere Navile, accoglie la richiesta di dialogo, e assicura: “Da tempo i cittadini del Navile chiedono un maggiore dialogo con l’aeroporto e una maggiore nei loro confronti e, su questa richiesta, il Quartiere è da sempre dalla loro parte”. E annuncia un incontro, da tenersi questo mese, tra vertici del Marconi, Enav e Comune. Ara, per cercare una possibile soluzione. La quadratura del cerchio: permettere all’aeroporto di crescere, e ai cittadini di vivere.

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