Il boss Provenzano morto in carcere, nessun rimorso

La lettera

Bologna, 28 ottobre 2018 - La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per avere rinnovato il regime carcerario del 41 bis a quella brava persona di Bernardo Provenzano. Questo dal 23 marzo 2016 fino alla morte del boss mafioso. Questo nonostante quel pover’uomo fosse malato. A me pare che l’ipocrisia della Ue stia sconfinando nel ridicolo.

Cristian Carbognani S. Ilario d’Enza (Reggio Emilia)

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

TANTO per fare chiarezza va detto che la Corte europea è un tribunale internazionale che si occupa dei diritti dell’uomo ed è collegato al Consiglio d ‘Europa. In questo caso ha valutato che le condizioni del detenuto avrebbero meritato un’assistenza fuori dal carcere. Si tratta di una pura affermazione di principio perché Provenzano, un boss che per la sua ferocia ha meritato di morire in carcere, è stato curato e assistito come nel migliore degli ospedali. Ha ragione Salvini quando lamenta una posizione invasiva di certi organismi europei. Il capo della Direzione nazionale antimafia, Cafiero De Raho, quindi non un politico in cerca di visibilità, ha commentato: alla Corte europea evidentemente non è stata riportata la situazione italiana e la Corte non fotografa la forza delle mafie e l’esigenza che i boss non comunichino non con l’esterno. Non c’è altro da dire.

beppe.boni@ilcarlino.net

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