Coronavirus, i musei sono una luce nel tunnel dell’epidemia

Bologna, 6 marzo 2020 - Ma davvero, mentre il Coronavirus procede con la sua marcia nel mondo, dovremmo preoccuparci di visitare i musei? Una bizzarria, forse. E allora come si spiegano i due giorni di fila serrata di 25mila bolognesi, richiamati dalla possibilità di ritirare la musei card, la carta che dà diritto all’ingresso gratuito nelle nostre raccolte d’arte, nei teatri, nei cinema? A ben vedere è la sola novità delle ultime ore. Un po’ di luce dentro al tunnel del contagio. La cultura come antidoto contro il morbo. Perché la cultura, l’arte, sono fattori che pongono le persone in sintonia fra di loro, salvo dividerle ma su temi ideali alti, non sui protagonisti di professione dello squallido trash televisivo. 

Naturalmente c’è, nel comportamento dei 25mila, l’attenzione per il duro colpo economico assestato dall’epidemia all’attività delle realtà culturali cittadine. Mentre persistono in Emilia-Romagna i divieti ministeriali sulla chiusura di scuole, teatri e stadi – ma è concessa la riapertura dei musei –, il messaggio che viene da quelle file, non rispettose della distanza di sicurezza, acquista un significato alto. Alla lunga durata dell’infezione si vuole contrapporre la lunga durata della creatività, l’energia di lunga lena del pensiero, della bellezza. Se il contagio non salirà, vorrà dire che il malaugurato Coronavirus ha lasciato sul terreno qualche seme benefico per il dopo, un po’ come la peste dei ‘Promessi sposi’.

Avremo, insomma, imparato le basi di una risposta positiva a tutta la negatività della contaminazione in atto. Cultura è responsabilità, partecipazione ai problemi, solidarietà sociale. È sentirsi parte di una comunità. Basta paragonare il comportamento dei 25mila con le reazioni sconnesse alimentate dal mondo del calcio per cogliere le differenze. Il calcio protesta, in una indecorosa pretesa di superiorità. Per questo gli assembramenti per la card cultura fanno sperare, a patto però di un po’ più di ragionevolezza per l’incolumità personale.

Vi è un altro dato da sottolineare. L’avanzata del Coronavirus si sta compiendo in mezzo a una ridda di informazioni contraddette. C’è bisogno di verità. Il ballo è duro, dobbiamo ballarlo. Scriveva Franz Kafka: "È difficile dire la verità, perché ne esiste sì una sola, ma è viva e possiede pertanto un volto vivo e mutevole". Di fronte all’infezione si alza il muro delle fake news, delle polemiche fra gli stessi scienziati da cui ci aspetteremmo una voce unitaria.

Le file per la musei card raccontano di una coscienza collettiva che superi steccati e tracollo del Pil. E se fossimo noi, con i nostri musei e le nostre biblioteche, a contagiare il Supercoronavirus, riducendolo alla ragione?

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