Desirée, tradita dalla mancanza di famiglia e affetto

La lettera

Bologna, 30 ottobre 2018 - Si rimane sempre attoniti alla notizia di giovani vite sacrificate sull’altare della droga e della violenza (casi Cucchi e Desirée). Poi, esaminando i casi, si scopre che le vittime forse avevano già rinunciato a vivere, una volta entrate nella spirale della droga. Ovvio, nessuno ha il diritto di uccidere. Ma dov’erano le famiglie prima dell’irreparabile? Perché li hanno abbandonati al loro destino?

Riccardo Raggi, Forlì

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

LA STORIA tragica di Desirée non nasce all’improvviso nella notte di orrore e di morte. La ragazzina frequentava da tempo il mondo degli spacciatori nordafricani, forse si vendeva per avere le dosi, aveva già gettato via la sua vita senza saperlo. A 16 anni abitava quasi come un’adulta. Desirée abitava con la madre che dice di non essersi mai accorta di nulla, mentre il padre, da cui la donna vive separata, è considerato uno spacciatore di stupefacenti. Intorno alla ragazzina è mancato l’affetto necessario a proteggerla (e a volte non è sufficiente), è mancata la coesione di una famiglia strappata. E’ mancata una guida e lei ha sbandato andando a finire oltre lo specchio. Anzichè finire nel paese di Alice si è trovata, forse senza rendersene conto, all’inferno. Con biglietto di sola andata.

beppe.boni@ilcarlino.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro