Bologna, 10 dicembre 2018 - Dopo il decreto sicurezza (multe impraticabili ad accattoni e parcheggiatori), arriva la stretta sugli assenteisti nella pubblica amministrazione. Che vantaggio si spera di ottenerne? Si pensa forse che mantenendo gli uffici pieni i servizi migliorino? Non è il numero che conta, ma la qualità della prestazione. Finché non s’introduce la meritocrazia, sarà sempre un enorme fiasco. Enrico Venturoli, Roma
Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni
Partiamo da un punto fermo. I dipendenti pubblici sono pagati con i soldi di tutti noi. Non devono fare nulla di più dei dipendenti privati, ma neanche nulla di meno. Dovrebbero avere gli stessi diritti e gli stessi doveri e invece per troppo tempo hanno goduto di maggiori tutele e di minore severità nella valutazione del loro lavoro. Il giro di vite sulla pubblica amministrazione non deve portare vantaggi particolari ma solo stabilire una maggiore equità con i lavoratori del privato. Anche nel pubblico devono valere meritocrazia, premialità, severità nelle sanzioni, qualità del lavoro. Che gli uffici siano più o meno pieni lo stabilirà il singolo ente, l’importante è che funzionino. Come mai i furbetti del cartellino da Nord a Sud sono sempre dipendenti pubblici? Significa che nel settore pubblico anche i controllori non sempre funzionano. Comiunciamo da qui a fare, dove serve, piazza pulita. beppe.boni@ilcarlino.net
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