La giustizia impantanata

La lettera. Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 30 aprile 2019 - Giustizia all’italiana: a Rimini automobilista travolge passanti e non si ferma ma, ciononostante, viene assolto per ‘quasi cecità genetica’. Non è il caso invece di incriminare l’oculista che lo ha dichiarato ‘abile alla guida’? Turiste francesi ubriache che strappano i tergicristalli di diverse auto, sono assolte per ‘lievità del fatto’. Chi risarcisce i proprietari? Anche i giudici non sono più quelli di una volta. Cristiano G. Zannoni, Brisighella (Ravenna) 

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

I casi citati in effetti lasciano stupefatti. Poi ci si chiede perché i cittadini hanno sempre meno fiducia nella Giustizia. Un recente studio della Commissione europea che si occupa di questi temi ha rilevato che un italiano su due non si fida del meccanismo giudiziario in vigore. Il perché è sotto gli occhi di tutti. Ci sono sentenze come quelle da lei citate che, pur formalmente corrette, non convincono. Il giovane assolto per l’incidente ha continuato a guidare anche dopo il sinistro. Qualcosa vorrà pur dire. L’altra assoluzione relativa alle tre ragazze, una belga e due francesi, è ancora più surreale. Provate a chiedere l’opinione di chi si è trovato l’auto danneggiata. Ma i cittadini e le imprese non si fidano della Giustizia perché è sempre più lenta, soprattutto nel rito civile. I contenziosi non finiscono mai e per ottenere un giudizio definito occorrono almeno quattro anni. Al di là delle scelte dei singoli magistrati nelle sentenze il meccanismo giudiziario italiano ha necessità di recuperare efficienza e rapidità. Con benefici per tutta la società.

beppe.boni@ilcarlino.net  

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