Il campetto di Gianni

La targa per Gianni Cristofori

La targa per Gianni Cristofori

Bologna, 19 luglio 2019 - Chissà quante volte Gianni ha infilato il pallone nei canestri di quel rettangolo dei Giardini Margherita che da ieri porta il suo nome: campo Gianni Cristofori. Era inutile sfidarlo nelle gare di tiro. «Chi perde paga la pizza». Lui le pizze non le pagava mai, perché dalla lunetta o dai sei-sette metri la metteva sempre dentro, con una naturalezza che urtava i nervi. In fondo, quello è sempre stato il suo campetto, non solo perché lo aveva vicino alla casa di via Castiglione.

Sono stati soprattutto gli articoli di Gianni e le sue pagine di ‘Bologna Sport’ sul Resto del Carlino a rendere celebre quel terreno di gioco e il torneo che da tante estati accende le sere dei Giardini. Manifestazione (foto) unica e straordinaria, in cui una stella dell’Nba può trovarsi a marcare il più opinabile dei talenti da bar. Scontri per pochi intimi, all’inizio, ma poi tremila spettatori in una sola sera. Anche per questo Bologna è BasketCity.

È quasi inutile ricordare che Gianni Cristofori, morto a 62 anni nel dicembre 2013 dopo una lunga e spietata malattia, è stato molto altro. Ottimo giornalista non solo sportivo, grande organizzatore, inviato di basket per il Carlino negli anni in cui Virtus e Fortitudo facevano sfracelli in Italia e in Europa, instancabile collezionista ed esperto di fumetti di ogni Paese e latitudine. Una volta, a Mosca per una trasferta Virtus, incontrò una vistosa e disponibile ragazza nell’ascensore dell’hotel. Danilovic, che era con lui, gli sussurrò all’orecchio: «È un’amica, se ti interessa le parlo io». Gianni declinò la gentile offerta: «Grazie Sasha, ma ho portato solo i soldi per i fumetti».

Aveva doti rare: l’ironia, la battuta fulminea, una serietà capace di non prendersi mai troppo sul serio. Memorabili i suoi scherzi in redazione. Una sera inserì l’intermittenza delle luci natalizie nella presa della lampada da tavolo di un collega non simpaticissimo. Il poveretto quasi impazzì prima di capire. Aveva anche la passione, ormai quasi estinta, di insegnare ai giovani.

Uno dei suoi migliori allievi, Alessandro Gallo, si è fatto in quattro per intitolare a Gianni il campetto dei Giardini. Ha raccolto centinaia di firme: Messina, Scariolo, Brunamonti, Pozzecco, Villalta, Basile, Recalcati, tanti altri. Il sindaco Merola, l’assessore Lepore e il loro braccio operativo Armando Nanni (collega e amico di Gianni) hanno fatto il resto. La targa comparsa ai Giardini è un omaggio, piccolo e affettuoso, a un sognatore generoso e schivo, amato come pochissimi in un ambiente malevolo e astioso come sa essere quello dei giornalisti. Se ieri sera Gianni fosse stato con noi, se la sarebbe probabilmente cavata con un semplice ‘grazie’, ma di sicuro avrebbe apprezzato molto. Senza ammetterlo, naturalmente.  

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