Immigrati, dubbi sul sacerdote Ong

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 5 maggio 2019 - Invito don Mattia Ferrari, sacerdote a Nonantola (Modena), così desideroso, come previsto dalla sua missione, di aiutare gli ‘ultimi’ che preferisce imbarcarsi su di una nave Ong, dove l’unico cattolico è forse lui, di andare più lontano, per esempio in Sri Lanka a pregare e confortare quei cattolici, veri martiri della fede, rimasti vittime degli ultimi attentati islamici.  Paolo Ugolini, Bologna

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

La caratteristica dei sacerdoti che aiutano il prossimo per vocazione e spirito di servizio è che vanno spesso dove li porta il cuore. Uno pensa: se molti missionari si recano in Africa o in Oriente è comprensibile che un prete vada in mare a salvare i migranti. Diamo atto a Don Mattia Ferrari della buonafede, pur avendo fatto una scelta che può essere giudicata inopportuna per tanti motivi. Primo dei quali è che la nave Mar Jonio è la nave dei centri sociali che anche per una scelta ideologica e politica sfidano il governo italiano e i divieti imposti dal ministro Matteo Salvini, che a bordo è visto come il peggior nemico. Inoltre i centri sociali visti nel loro insieme e pur tenendo presente le singole circostanze anche in Italia non sono proprio tranquilli club di boy scout, ma collettivi turbolenti e sempre pronti allo scontro. Ecco perchè la missione di Don Ferrari può essere vista come una scelta di campo non proprio neutrale. Se il sacerdote ha nell’animo la missione di aiutare i profughi può tener presente che anche qui in Italia nel campo dell’accoglienza c’è molto da fare.   beppe.boni@ilcarlino.net

 

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