Un calcio senza confini

Più che un’intervista, alla fine quella con Joey Saputo, presidentissimo del Bologna, è diventata un’amabile chiacchierata con una persona che parla di calcio, ragiona di calcio e, soprattutto, ama il calcio. Non per niente il calcio, o meglio il soccer come si dice più comunemente alle latitudini di Montreal, è un argomento di famiglia, che ha catturato il cuore e la mente di Joey, della moglie Carmie, ma anche quella dei suoi quattro figli maschi. Quindi, il Bologna come società di calcio non è soltanto un’operazione di business, come è anche giusto che sia per chi negli affari ci vive fin dalla nascita. L’operazione Bologna è anche un’idea transoceanica di calcio che ha portato Joey Saputo a conoscere la città emiliana nel lontano 2012 quando vide per la prima volta le Due Torri, imbiancate dalla neve, per ingaggiare Marco Di Vaio. Amore a prima vista? Forse, sta di fatto che il chairman ha iniziato la sua avventura rossoblù nel 2014 salvando una società in agonia e rilanciandola secondo regole ferree e inderogabili imparate anche da papà Lino. Non sono state annate facili quelle vissute alla guida del vapore rossoblù.

Dopo una promozione acchiappata all’ultimo tuffo, il Bfc ha vivacchiato appena sopra la linea di galleggiamento che separa la serie A dalla B. Poi nell’ultima stagione c’è stato tutto e di più. L’avvio fallimentare con Inzaghi in panchina fino alla rabbiosa reazione dei tifosi dopo lo 0-4 casalingo con il Frosinone, il risveglio e la salvezza miracolosa con Mihajlovic in panchina, il decimo posto insperato e la promessa fatta a se stesso e ai bolognesi di non vivere mai più un’esperienza così negativa come quella capitata durante il girone di andata dello scorso campionato. POI è arrivata la malattia di Sinisa, un pugno allo stomaco, un momento difficile da gestire. E Joey Saputo, assieme ai dirigenti, ai giocatori, a tutti i componenti della famiglia Bologna, non ci ha pensato un attimo: «E’ quando va male che è importante avere il sostegno di chi ti sta vicino».

Non è e non sarà facile mandare avanti il Bologna senza avere l’allenatore seduto su quella panchina per un periodo di tempo più o meno lungo, ma se non altro c’è la sicurezza che a Casteldebole oltre ai gol contano anche i sentimenti e i sani principi. Perché sono anche questi che fanno crescere nel tempo e nella stima una squadra. ALLORA mettiamola così: Joey Saputo non va in campo, non può indossare la domenica scarpini e maglietta rossoblù per giocare, ma sta provando a fare quei gol che rimangono scolpiti nella storia. Una qualificazione in una coppa europea, uno stadio rimodernato sono grandi obiettivi e spunti per alimentare quel bellissimo libro di storia rossoblù iniziata appena ieri, che era il 3 ottobre 1909. D’altronde dopo 110 anni di vita gloriosa, è giusto pensare di fare ancora meglio. E in città se lo augurano tutti

 

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