I medici ci sono, ma non li utilizzano

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 25 aprile 2019 - A dimostrazione dello sfascio totale di questa sempre più povera Italia, solo oggi scopriamo che, nella Sanità, dopo l’esuberante numero di iscritti alle Facoltà di Medicina, con l’introduzione del numero chiuso ai concorsi d’ammissione, oggi ci si accorge che non abbiamo medici per sostituire quelli di base che andranno in pensione, e negli ospedali dobbiamo assumere gli stranieri. Mauro Tombesi

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

In Italia si fanno cabine di regia, tavoli di concertazione e vertici per ogni minimo problema, ma non si riesce a rimediare alla scarsità di medici. Le regioni tagliano letti e posti, le università fissano il numero chiuso, il Ministero della sanità è «disperso in azione». Ma nei reparti mancano i dottori, se entri al pronto soccorso meglio attrezzarsi con un bivacco, le liste di attesa per esami specialistici e interventi sono spesso un calvario di tempo. Intanto per rimediare si richiamano i medici in pensione o si ingaggiano, come in Veneto, camici bianchi dalla Romania. Il bello è che in Italia ci sono 15 mila laureati che a seguito del numero chiuso non sono riusciti ad ottenere nè l’accesso ad una borsa per la specializzazione nè al corso di medicina di famiglia». Così molti si rivolgono al privato. Soluzioni migliorative: 1) Le Regioni taglino altri costi e altri personale e non risparmino sulla salute dei cittadini; 2)Si sblocchi il numero chiuso negli atenei coe sta facendo Ferrara; 3) Si utilizzino meglio e di più le strutture private in convenzione con la sanità pubblica. 4) Lo Stato si svegli dal torpore e guidi le soluzioni. beppe.boni@ilcarlino.net

 

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