Italia, il Paese delle incompiute

La lettera Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 17 marzo 2019 - Il centro Enea del Brasimone diventerà un polo scientifico e tecnologico internazionale. Una cittadella per la ricerca e la fusione nucleare per produrre radio-farmaci. Porteranno alla montagna investimenti e occupazione e occorreranno collegamenti sicuri e snelli. E’ perciò improrogabile rivisitare il progetto del passante Sud per i collegamenti e che porterebbe benefici alla viabilità dell’asse bolognese A14/tangenziale. Sarebbe un bene. Gabriella Bravi

Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Lo scenario è più ampio e complesso, anche se di sicuro una iabilità più efficiente e snella sarà utile nel momento in cui il Brasimone entrerà in piena attività come polo internazionale. Il tema vero è dotare lo snodo di Bologna di una infrasttura viaria che sia al giusto livello di ciò che rappresenta questa città. La melina che da anni va avanti sul tipo di opera da realizzare è surreale: passante sud, passante al centro con allargamento di autostrada e tangenziale, passantino, via di mezzo fra passantino e passante, che pare l’ultima versione. Intanto il tempo passa e le sul terreno restano solo parole. Il passante di Bologna è solo una frazione delle tante opere ancora ferme, impantanate nella burocrazia, lasciate a metà. Sono 600 in tutta Italia. I grillini assurdamente bloccano la Tav e il gasdotto ma anche i governi precedenti hanno forti responsabilità. Non possiamo considerarci in Europa se non adeguiamo le infrastrutture che fanno camminare l’Italia. Rischiamo di diventare stabilmente Paese delle incompiute.  

beppe.boni@ilcarlino.net

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