Lavoro e imprese, treno in ritardo

La lettera. Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 12 febbraio 2019 - Sono un ex imprenditore di 82 anni preoccupato per il futuro di figli e nipoti. L’Italia è in recessione: fra le cause, gli interessi sul debito. Mi sono trovato in tali situazioni ma ho fatto investimenti che hanno permesso il ritorno economico sufficiente a rispettare gli impegni. Con le grandi opere (autostrade, ferrovie, scuole...) ci sarebbe un aumento del Pil da favorire il rientro del debito. Rino Rossini, Ravenna

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

E’ il tema che tiena banco in queste settimane di frizioni fra governo e istituzioni e fra governo e categorie economiche. E se imprenditori dell’Emilia Romagna, soprattutto quelli di Ravenna, sotto le insegne di Confindustria sono scesi in piazza sabato scorso insieme ai sindacati di Cgil - Cisl e Uil è un segnale che non si deve sottovalutare. Gli industriali romagnoli hanno protestato soprattuttoper il no alle trivellazioni in Adriatico che metterà in difficoltà parte dei 6 mila lavoratori del settore e dell’indotto e agevolerà i nostri dirimpettai della Croazia. Per ora non si è vista una politica economica che rilanci il lavoro mentre la produzione industriale è in calo. Le stime dell’Europa ci danno in arretramento e le grandi opere (Tav, metanodotto, Passante di Bologna) sono in stallo. Il Paese non può crescere solo con il reddito di cittadinanza e il freno (giusto) all’immigrazione fuori controllo. Serve altro, con scelte rapide e concrete. Il treno è già in ritardo. beppe.boni@ilcarlino.net

 

 

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