In soccorso del Pronto soccorso

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 1 giugno 2019 - Se un familiare, sopprattutto anziano, ha la sventura di entrare al pronto soccorso anche per una cosa non grave bisogna mettere in conto che si tratta di un calvario. Per il paziente e per chi lo accompagna. I tempi di attesa sono infiniti e spesso gli operatori, per quanto disponibili e gentili, non forniscono informazioni. Succede anche in regioni con sanità di eccellenza come l’Emilia Romagna. Chissà se si troverà un rimedio.

Giovanni Ferrari, Sassuolo( Modena)

Risponde il condirettore de il Resto del Carlino, Beppe Boni

La sostanza è che mancano i medici. Sembra paradossale ma è così. In alcune realtà il sistema sanitario deve reclutare a spot professionisti già in pensione per evitare il collasso delle prestazioni. In un paese civile come l’Italia, dove la sanità è un settore di eccellenza (non ovunque), tutto ciò non dovrebbe succedere. In molte città il Pronto soccorso è un girone infernale dove per una caduta un anziano può aspettare anche nove ore prima di sapere se sarà ricoverato o dimesso dopo le medicazione (episodio accaduto ieri l’altro a Modena, ma è uno dei tanti). L’annuncio che i tempi di attesa subiranno miglioramenti è stato dato più volte dalla Regione Emilia Romagna. Ma in realtà tutto dipende da ospedale a ospedale. Tuttavia vogliamo credere all’assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, il quale a marzo ha dichiarato che nel giro di un anno le attese al Pronto soccorso saranno al massimo di sei-sette ore per i casi complessi. Sono previsti 7 milioni di euro per potenziare il personale con una nuova organizzazione. Speriamo sia tutto vero.  beppe.boni@ilcarlino.net

 

 

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