Roma città fatale, troppo rassegnata al degrado

La lettera

Bologna, 13 marzo 2018 - Dalla caduta dell’impero romano (476 d.C.), Roma da ‘caput mundi’ è diventata ‘caput scurrarum (capo dei pagliacci)’. Una capitale non può essere carente di servizi pubblici. A prescindere dalla raccolta dei rifiuti, sono bastati pochi centimetri di neve per bloccare scuole, uffici, traffico ferroviario. Roma vanta il titolo di ‘più bella fra le belle’, ma non può basarsi solo sul passato.  Marisa Rossi, Bologna

 

risponde il condirettore de il Resto del Carlino, Beppe Boni

L’anno scorso l’emergenza rifiuti di Roma finì perfino sul New York Times. La Capitale, tuttavia, ci ha abituati all’emergenza: dal degrado, alla mancanza di una discarica adeguata, alla scarsa pulizia nei quartieri (Parioli compreso), alle favelas che si allungano dal centro al Flaminio. Poi , è vero, la città è andata in tilt per pochi centimetri di neve, ma l’intero Paese ha fatto una figuraccia per il fatto che metà del traffico ferroviario è rimasto bloccato. Non tutta la colpa della pessima immagine che Roma offre oggi è dell’attuale amministrazione (che pure non brilla). L’andazzo della capitale, piuttosto, pare quello di allargare le braccia e considerare la situazione fatale e immutabile. Questione di mentalità. Roma, dove ogni anno arrivano milioni di turisti, è il volto dell’Italia, non possiamo permetterci di avere una «grande bruttezza» accanto alla «grande bellezza». 

beppe.boni@ilcarlino.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro