Spesa pubblica, il peso delle regioni a statuto speciale

La lettera

Bologna, 5 aprile 2018 - Mentre tutti sparano promesse roboanti e irrealizzabili, un politico ha ipotizzato di calare la spesa pubblica (fuori controllo), riducendo gli statali del 15% con prepensionamenti o altro. Idea valida, ma impopolare. Sono convinto che non sia difficile riformare la burocrazia verso una migliore efficienza e semplificazione, basterebbe ‘copiare’ gli Stati più virtuosi ed adeguarsi.

Giorgio Rimondini, Bologna 

risponde Beppe Boni, condirettore de Il Resto del Carlino

Mettere mano alla spesa pubblica non è una una idea originale, più che altro è una manovra difficile che la politica conosce ma sulla quale tende a promettere molto e misurarsi poco. Le scelte possono essere condotte all’interno di capitoli dotati di maggiore flessibilità. In sintesi: è complesso mettere mano a voci rigide come debito e previdenza, per esempio, ma è possibile agire su altri versanti. Uno di questi riguarda le autonomie territoriali che scontano una forte erogazione di risorse verso le Regioni a statuto speciale: 40 miliardi su 115. Perché perpeturare un privilegio così costoso? Il problema non è tutto qui, ovvio, ma da questa voce si può cominciare a recuperare. Altro tasto dolente sono i dipendenti di Regioni e Province. Servirebbe una ulteriore operazione massiccia (con tutele) per garantire l’esodo, retribuendo poi meglio coloro che restano.  beppe.boni@ilcarlino.net

 

 

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