Strage di Bologna, da Francesca Mambro parole inaccettabili

L'ex terrorista nera in aula come teste: non mi vergogno. L’ira dei parenti delle vittime. Il commento di Beppe Boni

Bologna, 24 maggio 2018 - Non impugna più la pistola per lottare contro lo Stato e il nemico rosso, nella sua vita lo «spontaneismo armato» è preistoria, come il sangue, le vittime e la militanza politica estrema. Tutto alle spalle. Eppure nell’atteggiamento sempre sprezzante è coerente, non è cambiata. Sguardo da dura, severa nei giudizi anche con se stessa. È sempre lei, Francesca Mambro, che insieme al marito Valerio Fioravanti per la bomba di Bologna ha trascorso 26 anni in carcere. Ergastolo con lo sconto.

Entrambi negano la strage: terroristi neri assassini sì, stragisti no. Ma l’atteggiamento conta più del contenuto quando il contesto è carico di tensione, dolore e ferite non rimarginabili. Ecco perché le risposte della pasionaria nera, avvolta in un foulard colorato, hanno suscitato rabbia fra i familiari delle vittime. «Mi sento una deportata... Non ho nulla di cui dovermi vergognare a Bologna... È motivo di stress perché qui non dovrei esserci». Parole che soprattutto nella città della bomba alla stazione non sono accettabili.

Deportata? Una parola, pronunciata forse involontariamente, che però evoca l’orrore dei campi di sterminio nazisti, detta da una ex terrorista di destra davanti a gente che ha perso i familiari nella strage. «Ho cercato di riparare al male fatto... Ho commesso cose malvagie... ». Altre frasi sue, di pentimento umano. Ma che nell’emotività di chi ha avuto moglie e figli straziati dalla bomba alla stazione non contano.

Mondi inconciliabili. Successe anche con Luigi Ciavardini, che sempre in questo processo (pure lui si proclama innocente) si definì l’86esima vittima. In realtà Mambro e Ciavardini, figli di anni di piombo, di sangue e di morti, hanno dato risposte in sé razionali in un contesto giudiziario, e di cui prendere atto se ci si riesce a spogliare dall’emotività. Una operazione non per tutti. È il loro modo di essere, non cambieranno. Ma non si può chiedere ai familiari delle vittime di capire.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro