La cravatta nel forfait straordinari

La lettera. Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 9 luglio 2019 - Sono un metalmeccanico e tutte le mattine, prima di iniziare il turno di lavoro, devo indossare tuta, scarpe anti-infortunistiche e quanto necessario allo svolgimento del mio lavoro. Alla sera prima di rimettere i miei abiti personali, devo fare una doccia per eliminare polvere e untuosità della giornata. Posso anch’io chiedere che la mezz’ora necessaria per fare quanto sopra, sia calcolata come orario di lavoro e chiederne retribuzione? Mario Bianchi

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Se si fa riferimento alla sentenza del Tribunale di Macerata, teoricamente lei può vantare lo stesso diritto. Ma una sentenza non è una legge e quindi lei, caro Bianchi, dovrebbe intraprendere lo stesso percorso giudiziario degli infermieri dell’Area vasta 3 che si vedranno pagati anche 5 anni di arretrati per i tempi di vestizione e svestizione a fine turno. La decisione appare una forzatura, eppure una sentenza analoga nella sanità era già stata emessa un paio di anni fa dalla Corte d’appello de L’Aquila. Parliamo di una manciata di minuti che però i lavoratori vogliono riconosciuti come tempo di lavoro. Se il concetto dovesse valere per tutti, molti impiegati degli uffici pubblici e privati potrebbero vantare un compenso anche per il tempo impiegato a farsi il nodo della cravatta. Poi ci sono la giacca, la camicia, la bianchedria intima e andando a ritroso la doccia. Meglio contrattare un forfait straordinari. Sonno escluso.

beppe.boni@ilcarlino.net

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