I riti dei gladiatori del tennis

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 20 giugno 2019 - L’esibizione dei gusti personali, nel berrettino, nella casacca, come nei tic, contraddistingue il tennis. Il berretto è in gran voga: abbiamo anche il nostro campione, Berrettini. Poi ci sono i tic, vedi Rafa Nadal, che si sfiora in sequenza le parti del viso, prima di servire. Tra le cose ultraserie c’è la tradizione, esaltata nel torneo di Wimbledon. Direi che passa quasi in sottordine il gioco, troppo condizionato dal servizio, la battuta iniziale.

Giulio Corti, Ferrara

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

E’ il bello del tennis, uno sport individuale che incarna la sfida diretta dove i contendenti sono sotto i riflettori del pubblico nella tecnica, nelle debolezze psicologiche, nell’energia e nelle espressioni del volto. Ogni tennista ha un suo modo di essere che sul campo è totale e perfettamente trasparente. I tic di Nadal, lo sguardo serioso dell’impeccabile Federer, l’espressione imperturbabile dell’attuale numero uno al mondo Djokovic, il berrettino al contrario di Berrettini sono caratteristiche che distinguono questi gladiatori l’uno dall’altro e ne fanno delle icone. E i ragazzini spesso li imitano: è la forza dei campioni. Poi viene il gioco. E’ cambiato radicalmente. In campo il tennis di oggi è più violento. Tecnica e materiali permettono di sparare bordate furibonde (Nadal) ma l’eleganza sottorete (Federer) rimane immutata. La battuta, o servizio, viaggia ad oltre 200 all’ora. Potenza delle racchette di oggi, cosa non possibile con gli attrezzi di legno degli anni Ottanta. Il gioco si evolve, le emozioni di questo sport sono le stesse di sempre. beppe.boni@ilcarlino.net

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