Tragedie e terrorismo vanno raccontati per potersi difendere

La lettera

Bologna, 9 aprile 2018 - BENE l’informazione, ma senza esagerare con particolari sul come confezionare un ordigno, lanciarsi con l’auto conto la gente, far del male alla propria compagna, perché sappiamo che ci sono persone con disturbi, che se gli dai 10 minuti le troviamo pronte ad immolarsi per la propria causa, perché arrabbiati con la moglie, incavolati col vicino o in disaccordo con i genitori.

Franco Fraternale

risponde il condirettore de il Resto del Carlino, Beppe Boni

Il pericolo dell’emulazione è sempre dietro l’angolo. L’esempio più recente è il pazzo (tedesco) che in Germania ha ucciso due persone ferendone alcune decine dopo aver lanciato un furgone contro i clienti di un bar. Infine si è suicidato. Viene da pensare che questo folle abbia mutuato l’idea della strage dalle imprese dei terroristi dell’Isis. Però, l’esigenza di raccontare gli attentati e il mondo che vi sta dietro è fondamentale. Tenere la guardia alta significa intensificare i sistemi di sicurezza, ma anche discutere e far conoscere la realtà da cui viene il male. Non dovremmo forse parlare dei femminicidi? Ci sarà anche il rischio di emulazione, ma è necessario educare la società ad affrontare il problema. Raccontare le tragedie e capire perché si verificano non significa pubblicizzarle, ma fare tutto ciò che è necessario per difendersi.

beppe.boni@ilcarlino.net

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