Il valore della cortesia allo sportello

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 9 aprile 2019 - Vado in un ufficio a partecipazione pubblica per ritirare un documento di mia moglie. Ho la delega e il suo passaporto ma non il mio documento. Ho una foto della mia carta d’identità sul cellulare, ma all’impiegata non basta. Torno a casa di corsa a prendere il documento. Arrivo alle 12,35 ma mi chiudono la porta in faccia: era l’ora di chiusura. L’empatia rende l’essere umano più ‘umano’, altrimenti meglio le macchine.

Germano Gironi, Bologna

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Formalmente non si può dare torto all’impiegato, o all’impiegata, che ha abbassato la serranda. Terminato l’orario di lavoro si gira pagina. Del resto sono probabilmente anche le stesse aziende che indicano di attenersi agli orari onde evitare che a qualcuno si usi un’attenzione e ad altri no. Detto ciò la cortesia non ha regole fisse. E quindi si può usare quando è necessario, senza imposizioni. La fiducia dei cittadini negli uffici pubblici (ma anche privati) si misura anche dalle piccole attenzioni oltre che dall’efficienza del servizio. Un po’ come accade anche nel campo della medicina. Spesso la terapia del sorriso e della gentilezza aiuta i pazienti tanto quanto la cura vera. Un approccio educato e disponibile non è una caratteristica inserita in modo peculiare nel contratto di lavoro. Ma quando c’è aiuta sia chi sta dalla parte dell’azienda sia i cittadini. Ma non si può imporre. Però sarebbe stato un bel gesto accettare il suo documento anche a tempo scaduto.

beppe.boni@ilcarlino.net

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