Calcio, l’era del Var. Pregi e difetti, non convince

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 2 gennaio 2019 - Da vecchio bianconero, rilevo il pessimo servizio, sia dell’arbitro che degli addetti Var. Le partite dal vivo, sono diverse da quelle ‘tecnologiche’: ci sono decisioni che influiscono sull’esito della gara. La regola del fallo di mano: ‘Giocare la palla con la mano’, ma col Var si puniscono fuori gioco millimetrici, non si interviene su un fallo poi magari arriva il gol alterando lo spettacolo.  Sante Frassini, Rimini 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Il Var è come il reddito di cittadinanza. Nasce per portare più giustizia (sportiva) ma divide l’Italia. Var, si Var no. Il Grande fratello del calcio ha ottenuto alcuni buoni risultati: i gol in fuori gioco sono quasi scomparsi, gli spintoni o i calci con la palla lontana anche, nell’area di rigore ci sono meno risse. L’altro lato della medaglia offre attese infinite che incidono sulla tempistica della gara e l’accettazione di falli invisibili. L’arbitraggio oggi è un meccanismo misto,a metà fra il fattore umano (l’arbitro) che può contemplare errori e la tecnologia (Var) considerata tecnicamente perfetta. Il Var, come sostiene Italo Cucci, nasce per diventare un supporto prezioso al direttore di gara, mentre ha trasfornato l’arbitro in un professionista incerto e troppo condizionato (Oddio che faccio fischio o no? Vado al Var). Il calcio metà uomo e metà macchina non convince.  beppe.boni@ilcarlino.net

 

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