Guida Michelin 2020, a Bologna brilla la stella di Iacobucci

Anche quest'anno Max Poggi resta a bocca asciutta. Ecco chi esce e chi entra tra gli indirizzi segnalati

Agostino Iacobucci ha guadagnato la sua prima stella

Agostino Iacobucci ha guadagnato la sua prima stella

Bologna, 6 novembre 2019 - L'unica bella sorpresa che la guida Michelin 2020 regala a Bologna si chiama Agostino Iacobucci. Lo chef campano, già stellato a Napoli e ai Portici di via Indipendenza, brinda alla stella conquistata nel ristorante che porta il suo nome, all'interno della magnifica Villa Zarri (per qualche metro siamo a Castel Maggiore e non a Bologna). Insolita, per la guida rossa, la scelta di premiare un locale aperto appena nell'aprile scorso: la "qualità nel tempo" è infatti uno dei requisiti-cardine dei premiati. Evidentemente, in questo caso, ha pesato il sontuoso curriculum del cuoco (la sua qualità nel tempo non si discute) che sta confermando grandi doti di passione, fantasia, precisione.

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Per tutto il resto, la Bologna che esce dalla nuova Rossa, presentata a Piacenza, è sempre la stessa, con ampia e stucchevole fotocopia dell'edizione precedente. Si confermano, in provincia, le due stelle del San Domenico di Max Mascia e Valentino Marcattilii a Imola, la stella di Aurora Mazzucchelli al Marconi di Sasso, e quella di Amerigo del bravo Alberto Bettini a Savigno. 

Se alla stella di Iacobucci aggiungiamo quella finalmente ottenuta da un grande talento come Gianluca Gorini a San Piero in Bagno, l'Emilia-Romagna può perfino brindare al risultato, irrobustito dalle conferme di Bottura (tre stelle) e Faccani (due) oltre che dal primato nazionale dei ristoranti con menù di qualità al di sotto dei 35 euro (i cosiddetti Bib gourmand).

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In città

Se lo zoom inquadra solo Bologna e provincia, non c'è però moltissimo da festeggiare. Come ogni anno, sul web stanno già infuriando proteste e ironie per la stella che il bravissimo Massimiliano Poggi continua a non ricevere. E poi, Iacubucci a parte, i solerti ispettori della guida non hanno trovato un solo locale da aggiungere a un elenco ormai noioso, da anni più o meno uguale a se stesso. In città escono dalla guida Vivo (alle prese con un travagliato cambio di sede), la Cesarina e la Trattoria Monte Donato. Le altre sono tutte conferme, a cominciare dalla stella di Emanuele Petrosino ai Portici. Gli altri locali citati sono Al Cambio, Osteria Bartolini, Trattoria di via Serra, I Carracci, Fourghetti, La Porta, Acqua pazza, Emporio Armani, Oltre, Trattoria Battibecco, All'osteria Bottega, Posta, Sale grosso, Scaccomatto, Vicolo Colombina, Sotto l'arco.

In provincia

Stessa musica in provincia. Confermati Dino ad Anzola, il Centro storico a Budrio, l'Antica trattoria di Sacerno a Calderara, Massimiliano Poggi a Castel Maggiore, il Bagatto a Loiano, Rimondi a Malalbergo, l'Osteria numero sette a Rastignano, Buriani a Pieve di Cento, l'Osteria del Mirasole a San Giovanni in Persiceto, Dolce a salato a San Pietro in Casale, la Nuova Roma e la Grotta (nuovo bib gourmand) a Sasso Marconi. Sparisce l'Osteria del vicolo nuovo di Imola e continuano a sfuggire ai deboli radar della Michelin alcuni magnifici locali di collina e di pianura, in parte presenti su qualche guida concorrente.

Forse ha ragione Bruno Barbieri quando dice che Bologna migliora, ma è presto per riscuotere medaglie e soddisfazioni dalle guide. Comunque, anche quest'anno è la solita Michelin: lucida e autorevole nei giudizi sui locali di assoluta eccellenza, ma incapace di selezionare e valorizzare quei buoni indirizzi di fascia media che rappresentano la vera forza della ristorazione nostrana. Insomma, è sempre più una guida per ristoratori. I lettori in cerca di nuove esperienze, magari alla portata di una famiglia normale, si arrangiano sempre di più con un'altra straordinaria guida: il passaparola.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Non ho parole per descrivere la mia emozione .

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