Bologna, al cinema con Leonardo da Vinci

Lunedì all’Odeon il film di Finazzer Flory. Proiezione speciale preceduta da intervista-spettacolo

Massimiliano Finazzer Flory nel film su Leonardo

Massimiliano Finazzer Flory nel film su Leonardo

Bologna, 27 aprile 2019 - Occuparsi di Leonardo ora che è scoccato il 500° dalla morte è fin troppo elementare. Averlo fatto nel 2012 con una lettura scenica, ‘Essere Leonardo da Vinci- Un’intervista impossibile’, divenuta poi spettacolo maturo e compiuto e, infine, film, evidenzia una sensibilità e una lungimiranza di cui Massimiliano Finazzer Flory può andare giustamente orgoglioso. Già presentato a New York, il lungometraggio (girato in 4K con dialoghi in lingua rinascimentale, scenografie autentiche, camera a spalla e droni) sta iniziando ora la circuitazione in Italia e lunedì sarà la volta del cinema Odeon, dove lo sceneggiatore e regista arriverà alle 19 accompagnato dal sindaco di Vinci e dal direttore del Resto del Carlino, Paolo Giacomin, con cui dialogherà sull’essenza e la finalità del singolare lavoro che mira a ridisegnare il profilo del genio, capace di sublimare in sé l’unione di tecnologia e tradizione, di scienza e umanesimo, la cui contrapposizione, secondo Finazzer Flory, è all’origine dei disastri dell’Occidente.

Qual è stato il tratto della personalità di Leonardo che l’ha indotta così precocemente a studiarlo? «Volevo scoprire l’uomo prima dell’artista ed evidenziare il suo amore per il dialogo tra le arti. In fondo stando nelle corti di Ludovico il Moro, Francesco I, Cesare Borgia ha messo in scena il potere del suo tempo come in un grande teatro essendone al contempo attore e regista. I protettori si rispecchiavano nella sua finzione e lui, ambizioso e visionario, recitava sapendo di farlo. Burattino e burattinaio a un tempo. Il suo corrispettivo in politica è Niccolò Machiavelli».

L’escamotage narrativo del film è la ricerca di uno scoop da parte di due giornalisti. Sulle tracce del genio, ha personalmente trovato qualcosa di inedito? «I due protagonisti hanno approcci opposti: uno è giovane e tecnologico, l’altro si muove ancora con carta e penna. Ma entrambi cercano di capire dove siano finite le ossa disperse nel 1808 ad Amboise. Nella penultima scena del film si capisce tutto il suo valore di anticipatore, per esempio, rispetto a Shakespeare e al suo ‘to be or not to be’ quando dice: ‘O tempo o morte o invidiosa antichità’ intendendo che la natura rimarrà e noi ne siamo solo una pallida imitazione. 

Oddio, visto com’è ridotto il pianeta... «Lui credeva nell’ecologia al punto di diventare il primo ecodesigner della storia. Basterebbe che i politici di oggi si ispirassero alle sue città per dare una forma perfetta al nostro abitare. Ma le sue direttive sono state tradite e trascurate. Forse tra una generazione lo si riscoprirà e lo si capirà fino in fondo. Ho scelto il cinema anche per quello, per adottare una forma d’arte giovane che arrivasse alle ultime generazioni».

Leonardo che ambasciatore d’Italia è nel mondo? «Ha affermato il primato dell’inventiva nazionale e di quell’energia, figlia sua e poi del Futurismo marinettiano. Sappiamo mettere mettere in moto le macchine da sempre».

E nel privato che uomo era? «Insoddisfatto perenne, un genio senza pace, profeta laico sempre proteso a battere se stesso. Ma fino alla fine è stato anche un bambino che gioca con l’acqua e gli altri elementi, che s’incanta davanti all’azzurro del cielo e si domanda da cosa sia dato quel colore».

Uno come lui potrà mai rinascere? «È stato un genio anche Steve Jobs, ma non sarebbe mai stato capace di disegnare una Madonna col Bambino o un’Ultima Cena. Perchè il rapporto tra scienza e umanesimo è spezzato per sempre».

E che cosa l’ha stupita di più conoscendolo così a fondo? «Gli aforismi filosofici scaturiti da una mente matematica che ha partorito intuizioni da biologo molecolare senza avere a disposizione un microscopio e da astronomo ben prima di Galileo». 

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