Marcello Fois: "A scrivere si impara leggendo"

Stasera alla Festa dell’Unità la ’Targa Volponi’ allo scrittore che parlerà dell’ultimo libro ’L’invenzione degli italiani’

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Bologna, 14 settembre 2021 - "I premi? Non piacciono solo a chi non li prende". Marcello Fois, a cui oggi Casadeipensieri attribuisce una ‘Targa Volponi’ , rielabora una celebre massima del senatore Andreotti per rispondere con schiettezza a chi gli chiede un’opinione sulla funzione dei tanti attestati letterari che circolano in Italia.

"Sono comunque – chiarisce – una manifestazione d’affetto e fanno in modo che uno scrittore non sia percepito come assente. Vogliono dire che qualcuno ti riconosce e ti vuole bene". Sarà il parlamentare Francesco Critelli a consegnare il riconoscimento allo scrittore ormai bolognese a tutti gli effetti che in carriera vanta libri fortunati come ‘Memorie del vuoto’ o ‘ Nel tempo di mezzo’. Con lui, nella libreria della Festa dell’Unità alle 21, dialogheranno Marco Antonio Bazzocchi, Giuseppe Giliberti, Paola Italia, Elisabetta Menetti, Cinzia Venturoli: presiede Alessandro Alberani. Si parlerà del suo volume appena uscito per Einaudi ‘L’invenzione degli italiani, dove ci porta Cuore ’. "E’ una sorta di saggio di letteratura politica – spiega –, un excursus nella storia del nostro Paese che cerca di analizzare il luogo comune degli ‘italiani brava gente ’. Partendo da De Amicis, analizzo il rapporto fra istruzione e cittadinanza". Verrà presentato anche in Salaborsa, nell’ambito de ‘La voce dei libri’ , il pomeriggio del 18. Fois, ha pensato a un discorso alla consegna del premio? "Credo che mi limiterò a ringraziare, anche perché bisogna cominciare a usare il giusto linguaggio rispetto alla lingua pret-à-porter a cui siamo abituati. Interpreto questo come un riconoscimento alla carriera, visto che sono stato l’ultimo vincitore della medaglia Petrarca per conto della nostra università. I relatori che sono con me sul palco è gente che mi somiglia e con cui ho condiviso la formazione". In questo periodo sta scrivendo il suo primo romanzo interamente ambientato a Bologna... "E’ ancora in gestazione e non ho una data precisa di consegna poiché ho usato il lockdown più per leggere che per scrivere. E’ un noir con protagonista un commissario che avevo inventato in un altro libro, ‘Non dirsi addio’ , ambientato a Bolzano. Si chiama Sergio Streggio, arriva a Bologna per il funerale del padre e si trova fra le mani un caso irrisolto. Ho immaginato di farlo abitare dalle parti di via Massarenti. Il libro, citando Montale, dovrebbe intitolarsi ‘Ora che non ci sei ’". Tiene corsi di scrittura in molte città italiane. Come si insegna a scrivere? "Insegnando a leggere. Perché non basta leggere molto per saperlo fare: è un atto tecnico che richiede allenamento per definire i propri gusti. Fare lo scrittore non è un fatto glamour ma un’operazione faticosa". Continua la sua attività di sceneggiatore cinematografico e televisivo? "Assolutamente sì, in questo periodo sto lavorando ad un documentario. Ho collaborato a ‘Distretto di polizia’, a un film su Ilaria Alpi e a molte altre operazioni. Non mi tiro indietro, è il mio mestiere e mi piace. Sono attività diverse ma chi si è formato nella disciplina di base sa fare anche questo. Dalla scrittura nasce ogni cosa, dalla danza all’architettura". Perché Bologna è la città degli scrittori? "Perché qui c’è stata una generazione di autori capeggiata da Loriano Macchiavelli che ha favorito la crescita dei ragazzi. Ci sono stati personaggi-chiave che hanno prodotto un’onda ed è davvero un peccato che non si sia riusciti a realizzare una casa per la scrittura o un festival letterario".

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