Mariangela D’Abbraccio a Bologna: "La forza eterna di Amleto"

L’attrice stasera sul palco del Duse con Giorgio Pasotti: "Una riscrittura che aggiunge ancora più provocazioni e critiche verso la società"

Mariangela D’Abbraccio in scena insieme a Giorgio Pasotti stasera al Duse (ore 21)

Mariangela D’Abbraccio in scena insieme a Giorgio Pasotti stasera al Duse (ore 21)

Bologna, 21 aprile 2022 - "Un Amleto metafisico, funambolico. Una riscrittura che, pur mantenendo l’originalità dell’opera di Shakespeare, aggiunge ulteriori cambiamenti e provocazioni". Mariangela D’Abbraccio, insieme a Giorgio Pasotti, è tra i protagonisti di Hamlet , lo spettacolo di Alessandro Angelini e Antonio Prisco liberamente tratto dall’ Amleto di William Shakespeare, per la regia di Francesco Tavassi, in scena stasera alle 21 al Teatro Duse (via Cartoleria 42).

Lo data è un recupero della replica inizialmente prevista per il 24 febbraio 2020 e sospesa a causa della pandemia. Tutti i biglietti già acquistati restano, quindi, validi per la nuova data (Info: www.teatroduse.it).

D’Abbraccio, in cosa si differenzia il vostro Hamlet? "Amleto è sicuramente un personaggio molto contemporaneo e attuale: nello spettacolo, pur mantenendo la sua presenza originale, vengono introdotte ulteriori provocazioni".

Di che tipo? "È un Amleto metafisico, come se vivesse ‘in alto’, su un filo, intento a disprezzare profondamente il mondo sotto di lui. Quasi come se vivesse in un mondo irreale, in una dimensione non concreta, mentre sotto di lui tutto è molto meno astratto".

Lei interpreta la madre di Amleto... "Sì, io interpreto Gertrude. E proprio qui intervengono alcune dei cambiamenti di cui parlavo prima: è caratterizzata da un forte senso critico, dalla durezza. In lei emerge forte la provocazione della condizione femminile, in un mondo in cui è necessario rimanere costantemente giovani e attraenti per essere accettate".

Un mondo dove regna l’immagine... "La donna non ha la possibilità di invecchiare, e così entra in gioco la volontà di rimanere eternamente giovani per non morire. Traspare una rappresentazione molto tragica della donna, al fianco di un’esasperazione dell’immagine. È uno spettacolo molto visivo, infatti".

In che senso? "Scorrono tante immagini di persone che riprendono con il telefonino, scattano foto, fanno dei video. Una vera e propria ossessione".

Come ai giorni nostri? "Esatto. In Gertrude emerge proprio quella grande critica alla società contemporanea, obiettivo della riscrittura dell’opera".

In chiave esasperata, dunque. "Ovviamente rimane la struttura di Shakespeare e rimangono tutti i dubbi di Amleto: ci sono grandi monologhi, i pezzi principali non sono stati toccati".

Ci parla di uno spettacolo «molto visivo». Cosa significa, dopo tanti mesi di stop, poter tornare in scena e mostrare tutto questo al pubblico in maniera diretta? "Devo dire che è l’emozione più grande, la vittoria di una categoria che è stata molto disprezzata durante l’emergenza e ha accusato li peso della pandemia. Noi attori siamo stati maltrattati, va detto".

E ora? "Adesso è forte l’emozione di vedere tornare tante persona a teatro, disposte a godersi uno spettacolo nonostante l’obbligo della mascherina, del ‘Green pass’, dei controlli. Questa situazione mostra la potenza del teatro, dello spettacolo dal vivo, del rapporto eterno tra chi racconta qualcosa e chi vuole una storia".

Bologna si sposa bene con questa missione? "Ne sono convinta. Vengo spessissimo in città e adoro il Teatro Duse: ha un pubblico molto caloroso, che vuole partecipare, e che sicuramente saprà ritrovarsi nel nostro spettacolo".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro