Bologna, a Palazzo Albergati la mostra sul mondo fluttuante del Giappone

La raffinata atmosfera del periodo Edo protagonista dell'esposizione

Una stampa esposta a Palazzo Albergati

Una stampa esposta a Palazzo Albergati

Bologna, 25 marzo 2018 - Molte delle 200 opere che costellano la mostra Giappone. Storie d’amore e guerra, da ieri a Palazzo Albergati, ci sembrerà di averle già viste. Perché l’immaginario nipponico, in varie maniere, tra alta cultura e pop, in Italia va forte da anni. Abbiamo ben presente la figura femminile della geisha e quello maschile del samurai, tutti, ormai, sappiamo riconoscere la famosa onda merlettata di Hokusai (Grande Onda di Kanagawa) e la cima innevata del Monte Fuji, quasi fosse una Gioconda. Apprezziamo il kimono entrato molto bene nella nostra moda e un giorno o l’altro ci piacerebbe fare un corso di ikebana. Sono tante le nozioni giapponesi, tra arte, usanze e stile, cui abbiamo già avuto accesso, ma forse non siamo capaci di dar loro un senso temporale e ci sono curiosità che non siamo mai riusciti a soddisfare.

Ecco che questa mostra, allestita fino al 9 settembre, ci permetterà di entrare più capillarmente nel Giappone classico e di scoprire, sala dopo sala, tutti i più grandi artisti dell’Ottocento giapponese, da Hiroshige a Utamaro, da Hokusai a Kuniyoshi, ma, più complessivamente, l’elegante e raffinata atmosfera del periodo Edo: dal 1603 al 1868, prima che la capitale si chiamasse Tokyo, e proprio quando in Giappone iniziò a formarsi un ceto borghese di mercanti, artigiani e artisti, parte di una cultura nuova e edonistica, definita ‘ukiyo’. Sarà molto importante, per seguire l’evoluzione di questo mondo guidato dall’ukiyo-e (il linguaggio artistico) visitare la mostra con l’audioguida, con quella narrazione che Pietro Gobbi, il curatore (e collezionista parte in causa dell’esposizione), regala ai lettori nel catalogo della mostra.

«Il Giappone raccontato – spiega – non è più un paese di guerra e di confucianesimo, bensì è terra dell’edonismo, col culto del piacere e del godimento delle cose immediate, che si possono avere perché girano tanti soldi e non interessa più innalzarsi socialmente». Il mondo fluttuante (ovvero l’ukiyo) ci parla di sogni e meraviglia, di idealizzazione e piacere con le storie d’amore protagoniste. Ed ecco che ci troviamo nella seconda sala (la prima è sulla tecnica, le edizioni, le turature e le riproduzioni antiche), dedicata proprio alle ‘belle donne’, femminilità idealizzata e ritratti di bijin (tutte le tipologie di donne per l’ukiyo-e, dalla forte sensualità), di geishe (letteralmente artista) e di oiran (la cortigiana d’alto rango, fulcro della vita dei quartieri del piacere).

Subito dopo una sezione vietata ai minori di 18 anni, perché qui si parla di Shunga, ovvero «pittura della primavera» come eufemismo dell’atto sessuale, che ci parla di una produzione devota all’erotismo. Si percorrono tutte le arti sviluppate, tra teatro e stampa privata augurale e nella sesta tappa siamo al Samurai, l’immagine eroica e mitica della tradizione guerriera cui anche Hokusai, il padre delle ‘stampe su blocchi legno’ (che, bisogna ricordarlo, ebbe come stretta collaboratrice la terza figlia Oui Katsushika) dedicò un gruppo di volumetti illustrati. Grazie alla presenza di Gobbi, ci togliamo anche una curiosità: perché le vedute di Hokusai sono diventate così iconiche? «Le sue 100 vedute – spiega –sono la summa artistica di una grafica assoluta, una capacità senza precedenti». Info: via Saragozza, 28. Tutti i giorni dalle 10 alle 20.

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