Spotify, cantanti e produttori parlano di musica nell'era della trasformazione digitale

Incontro oggi pomeriggio in Salaborsa. Ci sarà anche Dodi Battaglia: "Le canzoni sono la più nobile valvola di sfogo''

Dodi Battaglia partecipa oggi all’incontro in Salaborsa

Dodi Battaglia partecipa oggi all’incontro in Salaborsa

Bologna, 29 gennaio 2020 - No, ‘solo canzonette’ non lo sono mai state. Anzi, la potenza della musica sembra una delle poche forme d’arte capaci non solo di adattarsi ai cambiamenti ma, anzi, spesso di anticiparli. Così, mentre a Palazzo Belloni (in via de’ Gombruti) è in corso la mostra intitolata, appunto, ‘Noi. Non erano solo canzonette’, oggi alle 17, all’auditorium Enzo Biagi di Salaborsa, si danno appuntamento i protagonisti della produzione e distribuzione della musica, fra cui Federica Tremolada, managing director Spotify, invitati dagli organizzatori della mostra, per fare il punto su ‘La lunga avventura della musica italiana tra tradizione e innovazione’. Tra gli ospiti del convegno, Dodi Battaglia, artista, chitarrista, legato per sempre ai Pooh e soprattutto bolognese doc. SPECIALE / La mostra a Palazzo Belloni

Quanto e come è diverso fare musica oggi, rispetto al passato? "Ovviamente, rispetto agli anni dei miei inizi, tanto è già cambiato e sta cambiando, in meglio come in peggio. Da ottimista, dico che vedo una musica sempre più protagonista, tra strumenti nuovi e il suo ruolo nel mondo del cinema e dell’immagine, e che mi pare resti ancora la più nobile valvola di sfogo della società. Certo, mancano i negozi di dischi e il piacere di toccarli, prima di ascoltarli". A trasformarsi, poi, sono state anche la discografia e le sue regole . "Assieme ai nuovi media, le canzoni hanno assunto importanza sempre maggiore, ma, di contro, non è andata di pari passo la tutela dei diritti, prima con l’avvento delle radio private e, dopo, con il digitale. Il nostro mondo, però, ha sempre retto e ora, anche grazie a istituzioni come la Imaie che mi onoro di rappresentare, le regole sono arrivate. Non solo a beneficio di editori di autori ma anche, nel nostro caso, di artisti, interpreti ed esecutori". Anche Bologna, intanto, non è più la stessa. È ancora la Città della Musica? "La Bologna che ricordo io, quella degli orchestrali di cui parla De Gregori, ti permetteva di campare di musica ed era, a vario titolo, la casa dei Pooh, di Gianni Morandi, Vasco Rossi, Luca Carboni e degli Stadio, vuoi per la posizione geografica vuoi per una stagione felice che dipendeva da molti motivi. Oggi la città, invece, guarda molto al mondo e di certo così facendo ha imparato tanto, ma forse, per la modestia che contraddistingue i suoi abitanti, trascura a volte il suo grande passato e si innamora del nuovo solo se viene da fuori. Detto questo, qui, la musica continua e continuerà ad avere il ruolo di protagonista". C’è un giovane artista che oggi apprezza, anche in un mondo così diverso? "L’anno scorso il premio sanremese alla memoria di Enzo Jannacci, che pertiene anche a me, lo ha ricevuto Mahmoud, che è molto bravo, e l’anno prima Mircoeilcane, geniale. Molti nuovi volti mi piacciono, sia dal punto di vista artistico che da quello dei contenuti, a patto che si concentrino sulla musica e sull’arte e non sulle provocazioni gratuite e la sola ricerca di visibilità".

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