Subsonica Bologna 2019, l'11 febbraio all'Unipol Arena "Ripartiamo da 8"

Boosta, il tastierista della band promette uno grande show. " Il live è un dispiegamento tecnologico di energie. Il palco è una struttura che si plasma su ogni canzone"

I Subsonica sono lunedì 11 febbraio 2019 all'Unipol Arena

I Subsonica sono lunedì 11 febbraio 2019 all'Unipol Arena

Bologna, 9 febbraio 2019 - Hanno segnato il suono degli anni ’90 italiani, mescolando la rabbia elettrica delle chitarre rock più distorte con i ritmi elettronici, incalzanti e metallici, della dance, facendo delle stanzette dei propri ascoltatori delle rumorose piste da ballo. Adesso, a oltre vent’anni dal loro omonimo esordio, i Subsonica, la band torinese del tastierista Davide ‘Boosta’ Dileo, torna con un nuovo album 8 e con un tour italiano che arriva lunedì 11 alla Unipol Arena di Casalecchio (ore 21.30).

Boosta, dopo vent’anni di musica, ‘8‘ sembra un racconto sonoro ispirato alla vostra carriera, a quello che avete creato sino a oggi. «Ripercorrere le tappe dei percorsi tra rock e elettronica compiuti in vent’anni ci è sembrata la maniera migliore per portare il pubblico in un mondo sempre in bilico, dove la canzone si trasforma in una successione di ritmi da ballare. La melodia diventa un pretesto per sedurre l’ascoltatore e poi travolgerlo con i suoni della tecnologia. Siamo in bilico tra la memoria e il fascino di un futuro che nemmeno riusciamo a visualizzare».

A cosa fa riferimento il titolo del disco? «A proposito di ‘storicizzazione, 8 è il nostro ottavo disco, ma è anche il simbolo del tempo che gira su se stesso e la rappresentazione dell’infinito, Per noi significa ripartire, dopo tante esperienze individuali. E’ il ritorno a quel laboratorio di creatività che sono stati i Subsonica dal 1997 a oggi».

Con un disco, però, strettamente legato al presente. «Certo, noi continuiamo a parlare ai ragazzi, sia quelli di ieri, che ci seguono dagli esordi, sia quelli che vengono per la prima volta a un nostro concerto. E la nostra musica è riflesso dei tempi, ma cerca di farlo in maniera critica, se necessario anche guardando al passato. Un passato recente, fatto di relazioni umane».

Un passato dove l’ascolto della musica aveva una fruizione quasi rituale. «Sì, per il lancio del disco abbiamo aperto in alcune città italiane delle ‘dark room’ nelle quali, attraverso il nostro sito, abbiamo invitato i fans che si iscrivevano per primi ad ascoltare al buio, per intero, l’album, obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari all’ingresso. Proprio per far rivivere quella emozione ormai perduta della fruizione di un disco per intero, senza l’ossessione del successo del momento, tipica del consumo di musica di questi tempi».

Come è andata? «Il pubblico presente, soprattutto quello più giovane, ci ha detto all’uscita di aver provato una sensazione simile alla trance, come se la percezione del mondo esterno fosse scomparsa per il tempo dell’ascolto, come se si fosse creata una comunione tra loro e la musica».

Ed è la stessa sensazione che vorreste ricreare dal vivo? «È il nostro obiettivo. Il live è un dispiegamento tecnologico di energie. Il palco è una struttura che si muove e si plasma su ogni canzone, quasi assumendone le sembianze. È un live che si modifica mentre suoniamo, nel quale, oltre ai brani di 8 proponiamo i classici della nostra carriera. Con un ospite, il rapper Wille Peyote».

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