Vito Mancuso a Bologna, ciclo di incontri al Mast. "L’etica è un laboratorio"

Il docente inaugura gli appuntamenti martedì su 'Guerra e pace': "Tutti sentiamo un bisogno, ma non sappiamo quale sia"

Vito Mancuso, 59 anni, teologo e docente: martedì sarà al Mast Auditorium (foto Maestri)

Vito Mancuso, 59 anni, teologo e docente: martedì sarà al Mast Auditorium (foto Maestri)

Bologna, 16 maggio 2022 - Mancuso, perché un ‘laboratorio di etica’? "L’umanità ha sempre avuto bisogno di riflettere sull’etica: è un evergreen . Credo, però, che oggi l’etica possa essere affrontata soltanto come laboratorio". Nel 2019 il focus fu su Le Virtù , nel 2020 su I Maestri Spirituali , mentre dallo scorso anno ci si è cominciati a concentrare più sulla realtà gettando l’attenzione su La pandemi a. Torna negli spazi del Mast.auditorium (in via Speranza 42) il Laboratorio di etica con il docente e teologo Vito Mancuso, organizzato da Mismaonda in collaborazione con la Fondazione Mast. Un ciclo di quattro lezioni dedicato al tema che scandisce oggi la nostra quotidianità e preoccupa i nostri cuori e le nostre menti: la realtà della guerra e la speranza della pace. Il primo appuntamento, martedì alle 18.30, vedrà un dialogo tra Mancuso e Stefano Bolognini , psicoanalista membro della Società psicoanalitica italiana. Appuntamento poi al 23 e al 30 maggio e il 7 giugno (Iscrizioni online: https://bit.ly/labetica_guerraepace; Info: info@mismaonda.eu | 051343830).

In passato un laboratorio sull’etica non avrebbe avuto senso di esistere?

"C’è stato un tempo in cui era possibile l’applicazione di dottrine elaborate, dottrine provenienti magari da una cattedra universitaria, dalle sezioni dei partiti... Insomma, l’etica era il momento di applicazione di dottrine politiche o religiose".

E oggi?

"Adesso la coscienza contemporanea non accetta più l’elaborazione dell’etica quando proviene dall’esterno, quindi ognuno è chiamato dentro di sé a ragionare sull’etica. Con l’approccio di un laboratorio, appunto".

L’argomento di questa ediz ione 2022 era quasi scontato?

"In questo momento tutti sentiamo qualcosa, ma non sappiamo bene cosa sia: un bisogno sconosciuto. Ne abbiamo cognizione, ma non la definizione. Spesso chi fa discorsi etici viene scambiato per buonista, uno che non ha cognizione delle cose. Invece penso che la guerra, anche se non ci tocca direttamente in prima persona, condizioni eccome la nostra vita, ma è chiaro come una riflessione sulla guerra e sulla pace, quest’anno, si sia imposta da sé".

Come si svolge il ciclo di incontri?

"Siamo arrivati al quarto anno: i primi due cicli sono stati più accademici, dall’ultima serie abbiamo invece scandagliato più da vicino l’attualità".

La realtà che si impone, come diceva..

"Il laboratorio rimanda innanzitutto al lavoro, alla conoscenza. Così abbiamo chiamato persone competenti, con una vita intera da raccontare, che vengono per proporre lezioni su argomenti specifici".

L’approccio qual è, dunque?

"Vorrei che rimanga questo a chi partecipa: un metodo di approccio al reale, alla cui base c’è il primato della conoscenza. Mi piacerebbe che le persone tornino a casa con più consapevolezza di come, nelle questioni importanti della vita, ancor prima di giudicare sia importante capire, mentre ormai tutti diventiamo subito tifosi o partigiani".

Il laboratorio vuole quindi cambiare questa tendenza?

"Il compito del laboratorio è far capire che abbiamo un dovere verso la comprensione. Ogni giorno abbiamo bisogno di tornare a scuola. Poi certo, emerge anche il desiderio di partecipare attivamente e prendere una posizione. Quindi si ascolta, è una lezione senza momenti di intrattenimento e senza nessuno sconto. E interverrò anche io con domande e curiosità".

Il primo capitolo di cosa tratta?

"Bolognini affronta le radici psicoanalitiche della guerra: perché la fanno, da dove vengono certe cose. È il primo passo per studiare il fenomeno. Ripeto: il nostro compito non è schierarci, ma capire".

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