Young Signorino a Bologna. “Punto e a capo, ora canto davvero”

Due concerti per il trapper al Freakout

Young Signorino, doppio concerto al Freakout di Bologna

Young Signorino, doppio concerto al Freakout di Bologna

Bologna, 6 dicembre 2018 - Un coma da abuso di farmaci, un ricovero psichiatrico, un figlio (poi smentito), quindi la scoperta dell’amore e la rinascita. Se le informazioni che ruotano sul suo personaggio sono quasi leggenda, una cosa è certa: in fatto di provocazioni artistiche, Young Signorino non è secondo a nessuno. Paolo Caputo, questo il nome all’anagrafe del ventenne trapper di origini cesenati, è un artista che crea curiosità: ne sono prova i sold out che sta già collezionando al debutto del suo primo tour (il Freakout di via Zago ha già aggiunto una seconda data: stasera tutto esaurito, prossimo concerto domenica). Nei club presenta Total Black.

Che aspettative ha per questo tour, che fa tappa anche a Londra e Berlino?

“Non so cosa aspettarmi, perché finora è stato come andare sulle montagne russe. Per anni ho lavorato nella scena underground dell’Emilia-Romagna: ora si riparte da capo, andando a suonare nei club, per dimostrare che il mio progetto è reale, non un fenomeno da copertina, come qualcuno ha voluto far credere”.

‘Total Black’ rappresenta dunque una svolta?

“È un altro passo di un lungo percorso. Scrivo e ricerco le basi seguendo le sensazioni del momento. Quanto mi è successo quest’anno può aver avuto il suo peso (fra le altre cose, si è sposato e ha preso distanza da un certo stile di vita, ndr), ma ho sempre una solida presa sulla mia realtà e su dove voglio arrivare”.

‘Nero su nero, vero su vero’ canta nella title track: un lavoro su cui si è messo più a nudo, questo ep?

“Ho sempre fatto un discorso molto personale nei miei brani, a volte è stato frainteso e non capito. A volte interpretato e rielaborato secondo un pensiero non mio. Ci sono stati dei brani che non ho avvertito come miei e sono stati il punto di rottura su una strada che stavo prendendo e non mi piaceva. Ci sono state anche cose che ho detto perché mi erano state suggerite da chi sosteneva di seguire i miei interessi, per creare il personaggio. Oggi, per quanto a volte le persone facciano fatica a seguirmi, ho una visione ben chiara del mio percorso artistico”.

Oggi si sente libero di esprimersi?

“Ora sì, e ringrazio chi mi è stato accanto. Soprattutto mia moglie”.

Pensa che i suoi testi possano in qualche modo influenzare le persone che la ascoltano?

“Non voglio essere il guru di nessuno: voglio fare musica. Le polemiche, il gossip, le ingerenze politiche subite in alcuni casi, non sono cose che mi appartengono”.

Che rapporto ha con i fans?

“Ai fans voglio bene, anche se ancora non riesco ad abituarmi alla gente che mi ferma per strada, al supermercato, per farsi una foto con me”.

E con gli haters?

“Ne rido, perché parliamo di gente la cui opinione inizia e finisce dietro a uno schermo. Sparare giudizi a zero, criticare senza porsi domande sul perché di certe scelte, senza conoscere le persone: è facile fare i leoni da tastiera”.

Colpa di...?

“Non sono un filosofo, mi limito a vedere il mondo che mi circonda. E probabilmente quello che c’è fuori non mi piace molto…”.

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