Zerocalcare a Bologna: "Le mie storie parlano il punk"

Bologna, 30 novembre 2021 - È la star che non ti aspetti, Zerocalcare , la persona meno adatta all’immagine pubblica di un artista appena consacrato dal successo della serie tv ‘ Strappare lungo i bordi’ , stabilmente ai primi posti dei programmi più visti su Netflix. Michele Rech , questo il suo vero nome, sarà a Bologna giovedì per presentare il suo libro, appena uscito, ‘Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia’ (Bao Publishing) alla Mondadori di via D’Azeglio: alle 14, i ‘disegnetti’, dalle 21 i ‘firmadilli’. I pass per accedere sono esauriti. Zerocalcare e la copertina di 'Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia' Rech, come reagisce una persona così schiva come lei, alla fama che l’ha travolta dopo la serie tv? "Travolto è l’espressione giusta, anche perché non conosco e non cerco un antidoto. Io sono uno senza filtri, senza manager dai quali passare, rispondo a tutti, e può immaginare adesso quanti sono quelli che mi scrivono, che vogliono farmi vedere i loro disegni, che hanno bisogno di un consiglio su questo lavoro. Insomma, è una seconda occupazione a tempo pieno…". E non si limita a firmare le copie del suo libro, ma regala a ognuno un disegno personalizzato. Ma come fa? "Rinunciando, per adesso, a qualunque forma di vita privata. Ho una tabella di marcia impressionante. Dovrei fermarmi con ogni fan solo due minuti e disegnare per lui. Ma, ovviamente non succede mai, e, sino a notte fonda, sono ancora lì, in libreria…". Anche per questo è così amato? "Su una cosa non transigo. Il mio lavoro può piacere o meno, ci mancherebbe, ma quello cui non rinuncerò mai è la deontologia, il rispetto, la considerazione per gli altri. Una sorta di rigore morale al quale non posso venire meno". E il suo pubblico ricambia con una ammirazione quasi fideistica. "La mia forza, la fonte della mia energia e quindi dell’ispirazione per le storie che racconto è la mia comunità di riferimento, i ragazzi che frequento, i centri sociali, gli spazi dove sono cresciuto e dove è avvenuta la mia formazione, sia umana che artistica. Lì ho incontrato per la prima volta le musiche che sono la colonna sonora costante delle mie strisce". Un ‘Oceano di suoni’ che ritroviamo in ‘Strappare lungo i bordi’ . " Strappare lungo i bordi è una lunga, ininterrotta, sequenza di citazioni e di omaggi. In ogni episodio non solo io ne ho disseminati tantissimi, ma anche tutti gli animatori che hanno lavorato alla serie. Così, tra copertine di dischi, locandine e frammenti sonori, emerge un monumentale catalogo della musica che più mi appartiene". Il punk, soprattutto. "Si, il punk italiano che ascoltavo nei centri sociali, ma anche l’hip hop legato a quelli spazi, penso a gruppi come i napoletani 99 Posse. Musica dalla forte consapevolezza, che per me ha avuto un valore, oltre che di intrattenimento, anche formativo. Quelle canzoni avevano la capacità di aiutarti a ‘leggere’ la contemporaneità, ti facevano schierare, ti facevano battere forte il cuore per quelle che io ritengo siano delle giuste cause. Molte di queste cause sono al centro delle strisce di Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia ". Quale è stato il primo pensiero quando Netflix le ha commissionato ‘Strappare lungo i bordi’? "Bisognerebbe chiedere a loro cosa hanno pensato quando hanno visto cosa avevo in mente... Ci ho messo anni a convincerli, sono io che mi sono proposto, ho tempestato Netflix di mail, di richieste di appuntamenti, di soggetti e sceneggiature. Volevo avere la possibilità di esprimermi con i migliori mezzi a disposizione. L’animazione non è una tecnica che puoi fare in casa. Ci ho provato con Rebibbia Quarantine , che ho realizzato da solo durante la pandemia, ma volevo una serie in animazione vera, con professionisti del settore e qualcuno in grado di pagarli, di riconoscere la loro bravura. E’ stata dura, ma ci sono riuscito".

Zerocalcare a Bologna: "Le mie storie parlano il punk"

L’artista giovedì pomeriggio sarà alla Mondadori con il libro ’Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia’

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