Bologna, 6 dicembre 2019 - Gambe in spalla e tanta curiosità. Questo è quello che ci vuole per ‘Ve la do io la musica!’, il trekking urbano sulle tracce dei pionieri e dei protagonisti della musica bolognese, ideato dallo storico musicista Franz Campi e realizzato con ComunicaMente e il Conservatorio Martini, evento corollario della mostra ‘Noi…non erano solo canzonette’, a Palazzo Belloni fino al 12 aprile.
Oggi, alle 17.45, con partenza da piazza Cavour, ci sarà il primo tour, per chi si è prenotato, della durata di circa un’ora e mezzo. Ne seguirà un altro il 14 dicembre, alle 10.30 e uno il 10 gennaio, alle 17.45, mentre le altre date sono da fissare.
La prenotazione è obbligatoria con una e-mail a didattica@comunicamente.it. «L’idea è nata molti anni fa quando, per il Comune, creai questi percorsi urbani, divertenti e insoliti, ricordo che dovevano esserci una ventina di persone e ne arrivarono un centinaio – racconta entusiasta Campi – e si girava per i luoghi salienti della musicalità bolognese, includendo anche tanti personaggi importanti». Ed è questo lo spirito con cui sono rinati i trekking urbani. «Porterò gruppi di una trentina di persone a visitare i luoghi fulcro di Bologna, città della musica Unesco, come il Conservatorio e la sala Bossi, piazza Maggiore, cuore cittadino e teatro di grandiosi spettacoli da tanti anni a questa parte e ogni tour svelerà chicche, segreti e, soprattutto, smentirà varie fake news».
Campi sottolinea che «a ogni percorso presenzierà un importante testimone del panorama musicale cittadino, da cantanti a produttori discografici, ma i nomi devono rimane top secret, è una sorpresa che voglio fare a chi ci sarà». Dopo aver anticipato cosa aspettarsi da questi eventi insoliti e divertenti, Campi passa a parlare della musica e di aneddoti legati alla città: «Bologna è stata fucina di grandi artisti, noti a tutti, che sono solo la punta dell’iceberg. A loro, infatti, si affianca una storia maestosa, fatta delle accademie del Quattrocento, della musica popolare, di giovani cantautori e dei tanti orchestrali del decennio tra gli anni Cinquanta e i Sessanta».
La musica scorre nelle vene di Campi che aggiunge: «L’Università ha portato con sé tanti giovani e questo è stato un bene per la scena musicale locale e non solo. Dagli anni Sessanta, infatti, i ragazzi si sono liberati dagli schemi precedenti e hanno iniziato a diventare grandi appassionati e consumatori di musica. Allora c’erano anche i locali della domenica dove hanno suonato anche grandissimi, come i Jaguars, poi, diventati Pooh».
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