Porretta Soul Festival, c'è la voce soul di Wendy Moten

La cantante protagonista stasera

Wendy Moten al Porretta Soul Festival

Wendy Moten al Porretta Soul Festival

Bologna, 20 luglio 2019 - E' in buona compagnia, stasera, Wendy Moten, 55 anni, di Memphis, abbagliante new entry della 32esima edizione del Porretta Soul che termina domani, parte di un casting di cantanti che omaggiano Aretha Franklin. Apre alle 20 Curtis Salgado, il Blues Brother originale di Animal House a cui Belushi si ispirò, poi tocca all’Anthony Paule Orchestra e a strepitose soul singer come LaRhonda Steele, albina convoce da contralto, Georgia van Etten, la più promettente delle Sweethearts e Omega Rae, corista dell’house band. Struggenti inni relaxed dedicati ad Aretha di cui Wendy interpreta Baby Baby Baby, brano che la regina del soul scrisse con la sorella Carolyn nel 1967. Stile e soggetto lontani da Just Walk Away che Moten ha cantato sui palchi di tutto il mondo con Julio Iglesias.

Signora Moten, chi le ha insinuato il sospetto di poter diventare una soul singer apprezzata in tutto il mondo?

«I miei genitori, il reverendo James e sua moglie Viola Moten. Con un amore che non teneva conto delle convenzioni mi hanno reso quella che sono. Da bambina cantavo in chiesa, mio padre era un predicatore, le mie sorelle facevano parte del coro. In fondo non ho mai capito quando sono diventata una cantante professionista».

Sente di unirsi al coro degli artisti americani di decine di Porretta Soul che definiscono elettrizzante l’esperienza italiana?

«Porretta tiene viva la tradizione della città che mi ha dato i natali, sono sentimenti che condivido con un cuore carico di meraviglia e di gratitudine anche nei confronti di Graziano Uliani che mi ha dato la possibilità di parteciparvi: i tempi sono quelli giusti, qui ho incontrato artisti incredibili, persone incantevoli».

Quale delle ‘divas’ nere sente più vicina?

«Aretha per me è la numero uno. Quando ne udii la voce per la prima volta ne rimasi scioccata, fu un ascolto che mi cambiò la vita».

Un bozzetto su Iglesias?

«Con lui ho duettato per quindici anni, è uno dei più grandi cantanti e artisti della storia della musica. Mi ha insegnato i moduli migliori del canto e l’importanza di essere connessa con l’audience».

Il suo incontro con Gianna Nannini che a Nashville sta preparando il diciannovesimo album sulla ‘sua’ America?

«È stracolma di talento che esprime cantando e componendo. La sua energia è pervasiva. Accompagno un brano del suo disco, felice di poter imparare».

L’incisione da cui non vorrebbe mai separarsi?

«Ho capito di amare la musica quando mia sorella mi portò a casa un lp di Stevie Wonder Songs in the Key of Life... Ricordo che ascoltai tutti I brani più e più volte fino a quando non mi illusi di averne captato tutte le sfumature, vocali e musicali».

Progetti a breve?

«Ho appena finito di registrare un disco country prodotto dall’iconico Vince Gill».

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