
A sinistra: Stefano Bolognini. A destra: Agnese Pini con Raffaele Palumbo e Stefano Massini alla presentazione del libro a Firenze
Bologna, 23 maggio 2025 – La verità è una domanda. E soprattutto, come si legge nel quadro di Gustav Klimt Nuda Veritas, “La verità è un fuoco, e parlare di verità significa illuminare e bruciare”. E si intitola proprio così, La verità è un fuoco, il nuovo libro (Garzanti) di Agnese Pini, direttrice di Qn-il Resto del Carlino, La Nazione, il Giorno e Luce! che presenterà il toccante memoir anche a Bologna. L’appuntamento è all’interno della rassegna Le Voci dei libri, martedì 27 maggio al Mast, alle 18.30 (ingresso libero su prenotazione), dove l’autrice dialogherà con lo psichiatra Stefano Bolognini.
Per Pini, fresca presidente della Longanesi, è il secondo romanzo dopo Un autunno d’agosto (Chiarelettere), in cui vicende di famiglia si intrecciavano con l’orrore della guerra e con un eccidio nazifascista avvenuto nel 1944 in Lunigiana. E la famiglia è quanto mai al centro di La verità è un fuoco, dove Pini scava – e illumina – la storia di suo padre. E la sua, di quando scoprì, a 13 anni, che era stato un prete. “Non ho alternative a questa storia, la sua storia – si legge nelle prime pagine del romanzo –. Il fatto è che non posso scrivere alcuna altra storia, perché ognuna mi riconduce esattamente lì (...). Pensavo che sarebbe stato più semplice a trentanove anni, e dopo tutti questi anni. Fare le domande, in fondo, è il mio mestiere: essere giornalisti significa saper fare le domande. E forse sbaglio a sorprendermi che proprio a lui, a mio padre, non riesca a fare l’unica domanda che davvero mi preme da tutta la vita: chi sei, papà?”.
Fra le pagine – che oscillano fra il presente, i dialoghi nello studio del dottor F., psicanalista, e i ricordi di una vita – l’autrice riporta il lettore al giorno in cui scopre, è il 1999, che suo padre è stato un prete. Agnese avverte lo strappo: l’infanzia è finita per sempre. Scopre quel segreto di famiglia per caso, trovando in un cassetto un album: sulla copertina si legge il nome ’don Pini’ e le foto raccolte all’interno ritraggono un giovane sacerdote. Non si tratta di un parente, quel giovane è proprio il padre. Una persona esistita “prima, quando eri soltanto un uomo”. Comincia allora una nuova fase della vita in cui la protagonista è costretta a misurarsi con “una verità che non volevo”, il peso dei silenzi, con tanti tasselli da mettere insieme. Per esempio trascorrendo l’estate del 2001 come archivista nella biblioteca del seminario di Sarzana che aveva frequentato il genitore. Ventisei anni dopo la scoperta di quel pomeriggio, il libro dà voce alle incomprensioni e alla tenerezza che legano un padre e una figlia, interrogandosi anche sull’essenza dell’amore: cosa ha spinto don Pini a lasciare tutto per una ragazza dagli occhi verdi di nome Mira? Dove ha trovato il coraggio di ignorare ogni condanna per sposarla, e poi per diventare padre di Agnese e dei suoi due fratelli?
L’indagine è faticosa, così come è faticoso crescere e trovare una propria voce nel mondo, mentre fra le pagine rivivono oggetti e i ricordi di famiglia e si animano i volti di chi ha conosciuto don Pini prima della svolta avvenuta a fine anni Settanta. “Parlare con i genitori è difficilissimo, sia per i figli che per i genitori– ha detto Pini in una recente intervista –. Io ho continuato una mia ricerca autonoma, incessante, per capire cosa c’è dietro una scelta così dirompente, che cos’è l’amore che ti fa lasciare tutto, e per capire come si fa a diventare adulti e fare scelte libere”. “E i figli che capiscono i genitori– ha aggiunto –, li liberano dalle loro paure”.
le. gam.